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Il mio pellegrinaggio in Giappone

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A metà gennaio ho fatto un pellegrinaggio nell'isola Kyushu, dove avevo lavorato dieci anni nel mio primo periodo giapponese. Ho fatto tesoro dell'esperienza dei confratelli saveriani al lavoro e ho approfittato per meditare e pregare sulle motivazioni del mio essere missionario in Giappone. Sono convinto della necessità di annunciare il vangelo in questa nazione. C'è tanto lavoro e non avrò modo di annoiarmi né di scoraggiarmi.

Kumamoto, la morte e la vita

A Kumamoto padre Moioli segue le due comunità cristiane di Kikuchi e Yamaga. Nel pomeriggio visitiamo uno dei due ultimi lebbrosari ancora presenti in Giappone. Da decenni la lebbra è stata sconfitta, ma nel villaggio vivono ancora tantissimi degli ex internati. Tornando in autobus, gusto la gentilezza del conducente e dei passeggeri, che offrono sempre il saluto. Il viaggio è una bella occasione per esercitare il giapponese e per dire chi sono: "un missionario cattolico".

Padre Marchetto mi accompagna sulla collina dei martiri. Una tomba di quattro secoli, dove sono sepolti 16 martiri di un'unica famiglia (beatificati il 24 novembre 2008). Ma parliamo anche di "vita": visitiamo l'unico ospedale in Giappone dove esiste un luogo per accogliere i neonati abbandonati. Vi sono 50 bambini provenienti da tutto il Giappone, che altrimenti non avrebbero potuto vivere.

Kagoshima, la sbuffata di lava

Dopo la Messa nella chiesa di Shimazaki, parto in treno per Kagoshima: 200 chilometri in meno di un'ora. La partenza è salutata da inchini gentili del personale. All'arrivo ci pensa il Sakurajima a darmi il suo saluto, mandando a mille metri di altezza una sbuffata di cenere lavica che si stende verso Kanoya (lasciando in pace p. Roberto Sgarbossa, che lavora in questa città e non sopporta bene le esuberanze del vulcano).

Alla missione di Tamazato trovo il vescovo mons. Paulo Kôriyama, vecchio amico, con il quale mi siedo a tavola. Dopo una buona bevuta di sakè, mi fa promettere che il prossimo anno parteciperò alla famosa maratona di Satsuma. È tre anni che partecipa e la conclude felicemente in cinque ore. Gli ho promesso di battere il suo record... Dalla prossima settimana comincio ad allenarmi: ho un anno di tempo; chissà che non torni alle passate vestigia!

Miyazaki, la città del miele

Con p. Roberto visito la missione di Aira, dove vive p. Antonio Sottocornola. Non avendolo avvisato, il missionario è fuori a visitare i malati. Non mi resta che prendere il treno per Miyazaki, la città ambita dai turisti (e per le lune di miele!), dove il clima è clemente e il mare bellissimo, con tradizioni antiche e gente semplice.

Il santuario shinto è sempre meta di pellegrini e anch'io, dopo tanti anni, vado a rivederlo: bellissimo il bosco attorno, con cedri secolari. In casa saveriana mi accolgono p. Mauro Mollaretti e p. Giuseppe Piatti, due artisti: il primo in pittura e vetrate; l'altro in ceramica.

Mi metto al lavoro per sistemare il pc di p. Mauro: è bastato ridargli voce per i collegamenti skype e rafforzare la memoria per i suoi lavori artistici. Poi comincio a muovermi: zaino in spalla, mi avvio a piedi per la zona sud di Miyazaki. A cinque chilometri, lavorano p. Sandro Turco, artista della musica, e il brasiliano p. Michel Da Rocha, alle prime armi con l'attività missionaria.

Devo aggiungere il mio pizzico

Giovedì 21 gennaio ho rivisto tutti i confratelli che lavorano nella diocesi di Oita: sono una ventina in tutto. Quelli di Kumamoto hanno percorso 250 chilometri per partecipare all'incontro della programmazione annuale.

E sono giunto al termine del mio pellegrinaggio: domani un aereo mi riporterà a Osaka. Ho assaporato la fraternità missionaria con i saveriani, l'ospitalità e gentilezza dei giapponesi, la gioia di vedere tanto buon lavoro missionario. Dovrò aggiungervi anche quel pizzico di mio, arricchito dagli anni di lavoro in Italia. Spero di non sprecare l'occasione, e ne domando la grazia al Signore.



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