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Il figlio della vedova di Nain

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“Geremia, dove stai andando? Vieni qui che ho bisogno di te. Devi andare a prendere un po’ di farina dalla nostra vicina e portare dal falegname qualche sgabello da aggiustare”. Era la mamma che lo chiamava. Ma Geremia non rispondeva. Forse era andato a giocare con gli amici. Forse si era nascosto per non fare questi piccoli servizi. Lui le voleva molto bene, dopo la morte di papà avvenuta qualche mese prima.

Ora mamma doveva pensare a tutte le faccende di casa. Strano che Geremia non rispondesse. Mamma chiese ai vicini se lo avessero visto. Non si era mosso da casa. Allora si precipita dove lui, di solito dormiva. E lo trova… morto.

Una brutta febbre che lo tormentava da qualche giorno se lo era portato via. Mamma cominciò a piangere, poi chiamò le amiche. Tutte vennero per starle vicino, per aiutarla, per portarle qualcosa da mangiare. Era rimasta sola e si chiedeva come avrebbe fatto ad andare avanti. Ma bisognava farsi forza.

Dopo qualche giorno, tutto era pronto per accompagnare Geremia nel luogo, fuori dalla città, dove venivano sepolti i morti. Si forma il corteo funebre, tra pianti, grida e preghiere. Uscendo dalla porta della città, il gruppo incontra altre persone che sorridenti accompagnano un Maestro. Ne aveva sentito parlare. Si chiamava Gesù, ma ormai era troppo tardi per chiedergli qualcosa.

Ma Lui si ferma, si avvicina, la prende per mano e le dice di non piangere. Lei lo guarda, ma non sa cosa dire. Gesù la guarda negli occhi, capisce che vorrebbe qualcosa da Lui. Prende la mano di suo figlio e lo tira su. Geremia apre gli occhi e dice alla mamma: “Allora quando è pronto il pranzo? Ho una fame che mangerei un bue intero!”.

Mamma non sa più cosa dire, così come quelli che l’accompagnavano. I musicisti cambiano melodia e tutti cominciano a danzare, pieni di gioia.

E Gesù? Lui, quasi di nascosto, se n’è già andato. Lo stavano aspettando in un altro villaggio.



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