Il falegname di Pilato
Simone, figlio di padre ebreo (Giuseppe) e di madre romana (Claudia), a chi veniva ad ordinargli qualche mobile per la propria casa diceva: “La nostra famiglia ha una lunga tradizione e io intendo continuarla. Il nostro motto è soddisfatti o rimborsati. Ma noi siamo anche specialisti nel costruire barche, nel fare croci per i condannati e, perché no, anche casse per i morti. Insomma, possiamo fare tutto”. Mentre la polvere si alzava nella sua bottega, stava ultimando un cartello con scritte delle parole in latino. “Esclusivo falegname di Pilato”. Tutti si meravigliavano. Ma Simone ci sapeva fare, era un vero diplomatico. Non gli sfuggiva un affare.
Un giorno, mentre si riposava, bevendo un po’ di vino di Cipro, arriva un centurione romano, seguito da due soldati. Era la settimana prima di Pasqua. “Cerchiamo Simone, il falegname di Pilato”, disse ad alta voce, in modo che tutti lo sentissero. Egli aprì gli occhi e si precipitò fuori dalla sua bottega. “Cosa vuoi, centurione?”. “Per domani, mi devi preparare tre croci, ma le migliori. Su due dobbiamo crocifiggere due delinquenti, ma la terza deve essere speciale, ruvida, pesante. È per quello che tutti chiamano il Maestro; sarai ricompensato bene”. E se ne andò, mentre i soldati gli lasciarono un sacchetto di monete, come anticipo per il lavoro. Simone rimase senza parole. Poi andò nel suo magazzino a cercare il legno. Per i delinquenti, lo trovò subito. Erano scarti di lavorazione. Cominciò a inchiodare insieme i vari pezzi. Così risparmiava e guadagnava. Mentre per quella del Maestro, cercò dappertutto il legno che lui voleva, ma non lo trovò. Mandò un suo servitore al villaggio di Betania. Là c’era un suo amico che aveva un debito con lui. Alla sera arrivò il carro con il legno. Si mise a lavorare e preparò la croce. Il Maestro, pensò, avrebbe apprezzato! Lui, però, non l’aveva mai visto!