Il ''Cuore… Amico'' di Luisa Flisi, Una vita per l’Africa
Sabato 23 ottobre nella chiesa di San Cristo è stato consegnato il premio missionario "Cuore Amico", giunto alla ventesima edizione. Hanno ricevuto questo importante riconoscimento la congregazione dei Somaschi, impegnati con gli orfani e la gioventù abbandonata ad Haiti; suor Eleonora Liberini, delle suore di Maria Bambina, nativa di Nave e dal 1987 missionaria in Zambia dove si dedica alla lotta contro lo sfruttamento delle donne e all'assistenza delle giovani mamme con bimbi malati di Aids; Luisa Flisi, missionaria laica di Castelbaroncolo (PR), che in Congo ha lavorato per tanti anni accanto ai saveriani.
I cardini della sua vita
Luisa è cresciuta in una famiglia di contadini, nutrita dei valori fondamentali della vita: l'amore di Dio e della famiglia, il rispetto degli altri. L'onestà, la solidarietà, l'attenzione verso i poveri e verso chi soffre sono i cardini della sua vita.
Nel 1969 si è laureata in pedagogia, ma la missione è entrata presto nella sua vita, quando ha conosciuto p. Meo Elia, che stava formando un gruppo di missionari laici per lavorare in Zaire, oggi repubblica democratica del Congo. Nel settembre 1972, dopo aver ricevuto "il mandato" dal vescovo di Parma mons. Amilcare Pasini, Luisa ha raggiunto la comunità dei missionari laici nella diocesi di Uvira. A Kyringie si è impegnata per l'emancipazione delle donne e nell'educazione sanitaria per la prevenzione delle malattie.
Nel 1976, Luisa e un'altra missionaria laica sono con p. Elia quando viene fondata la parrocchia di Bunyakiri, nella diocesi di Bukavu.
Quella visita nella foresta
Proprio a Bunyakiri ho visto Luisa in azione. Mi ero spinto fin là con il compianto p. Giuseppe Mauri e mio papà, che era venuto a trovarmi. La missione era fuori dal mondo, proprio in mezzo alla foresta. Vi passava una strada importante che arrivava fino a Kisangani, ma si aveva l'impressione di essere isolati. L'accoglienza fu generosa. Luisa era contenta di vederci e ci spiegava nei dettagli la vita della loro missione. Mio padre ne rimase talmente impressionato che mi disse: "Sembra lei il parroco!".
Luisa ricorda: "Sono stati gli anni più intensi della mia vita missionaria, in un ambiente rurale non certo facile. Per raggiungere le varie succursali della parrocchia bisognava percorrere molti chilometri a piedi, condividere la vita con la popolazione, divenendone sorella". A Bunyakiri Luisa si occupava soprattutto dell'animazione delle comunità di base e della formazione di catechisti e animatori. Con lei collaboravano alcuni laici della parrocchia.
L'esperienza con il Gram
Luisa è rimasta a Bunyakiri fino al 1989; poi è partita per Goma, accolta nella comunità fondata dal saveriano p. Silvio Turazzi. Come aveva fatto a Bunyakiri, Luisa si è inserita con gioia, condividendo la spiritualità e la fraternità della comunità. Si è occupata di animazione pastorale nella parrocchia, continuando il lavoro di formazione delle comunità di base già iniziato precedentemente. Erano gli anni difficili della guerra di "liberazione" dalle dittature di Mobutu e Kabila, guerre che hanno lasciato sul campo milioni di morti e povertà estrema per i sopravvissuti. Luisa ha condiviso le sofferenze della gente, cercando di diffondere speranza e riconciliazione.
Nel 1995 un sacerdote diocesano fonda il gruppo per l'accompagnamento dei malati (Gram) con lo scopo di portare sollievo spirituale, sociale e fisico ai malati cronici, soprattutto quelli abbandonati. Nel 1999 Luisa ha iniziato a lavorare a tempo pieno nel Gram e oggi è la responsabile del servizio sociale. Nel periodo in cui si è manifestata in tutta la sua gravità la piaga dell'Aids, il Gram è stato vicino a questi malati, in costante aumento, e alle loro famiglie, per sostenerli nella lotta alla malattia e ai pregiudizi sociali e culturali che l'Aids porta con sé.