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Mons. Pedretti ha parlato ai saveriani che attualmente vivono e lavorano in Lombardia, riuniti a Cremona per un ritiro spirituale. Pubblichiamo solo uno stralcio del suo lungo e interessante discorso.

Negli ultimi anni ‘40, già seminarista, ero ospite a Grumone con il vicario don Oreste Manchi e alcuni amici di Casalbuttano. Volevamo incontrare i saveriani e abbracciare il grande platano della Riva Oleana. Il prefetto Augusto Luca mi disse: "Tu saresti un buon saveriano!". Non ricordo cosa gli risposi, ma da quel giorno la mia stima per tutti i saveriani fu intensa e continua.

Per anni sono stato insegnante del ginnasio superiore, diventando amico di molti saveriani nella nuova casa apostolica di Cremona (dal 1953), insieme all'indimenti­cabile mons. Vittorio Cominetti. La profezia del giovane Luca, dunque, si avverava ma per una strada parallela.

Il vescovo Giovanni Cazzani

Il mio primo vescovo è stato mons. Giovanni Cazzani, uno dei più profondi estimatori del Conforti, del quale egli ha tracciato la figura di santità nei solenni funerali a Parma, iniziando con la splendida domanda: "È un funerale questo, o un trionfo? Il funerale di un uomo caduto sotto la falce della morte, o il trionfo di un santo esaltato alla gloria del cielo?". Il Conforti era morto il 5 novembre 1931.

Più volte la vocazione missiona­ria del seminario di Cremona era stata corrisposta da giovani d'avanguardia, con legittimo gaudio del vescovo Cazzani, il quale era solito dire: "Per una vocazione che si dona alle missioni, il Signore ne restituisce dieci alla diocesi". Sulle orme del Conforti, contempliamo e imitiamo anzitutto le nobili figure dei cremonesi militanti nelle missioni saveriane nel mondo, specialmente due: il superiore generale p. Giovanni Castelli (1911-1975) e l'angelico vescovo Angelo Frosi, missionario ad Abaetetuba in Brasile.

Il voto estremo di povertà

Dei quattro voti religiosi che i saveriani professano, vorrei riflettere soprattutto sulla povertà. Il bravo p. Gianni Lazzari, altro saveriano cremonese, missionario in Indonesia, è scomparso il 27 gennaio 2010 dopo anni di sofferenza sopportata con il sorriso nel volto. Nella corrispondenza pubblicata sul settimanale diocesano "La Vita Cattolica" del 10 marzo 2005, troviamo la sua autentica confessione sulla vera povertà della chiesa missionaria.

Scrive: "In Indonesia, essere cristiano significa non avere accesso al lavoro in uffici governativi, all'insegnamento della religione nelle scuole statali, non avere agevolazioni e luoghi di culto autorizzati, non avere il diritto di esporre simboli religiosi e fare pubblicamente propaganda della propria religione. Significa, in sintesi, sottomettersi incondizionatamente alla loro cultura".

La prima povertà, dunque, è l'assenza della libertà.

Conforti e saveriani cremonesi

Oggi, il ritratto più bello di mons. Conforti è il coro dei suoi missionari, quelli oriundi cremonesi e quelli che nelle case apostoliche di Grumone, Corte de' Frati e Cremona sono stati o sono tuttora oriundi di altre regioni e città.

Attualmente la casa in Via Bonomelli accoglie pochi saverani, ma la diocesi Cremonese ne vanta ben 23 operanti nella "vigna" del mondo. Sono un raggio cospicuo nell'aureola del fondatore, accanto ad altri raggi che sono i saveriani provenienti da altre diocesi lombarde: in particolare Brescia, dove è operante il Centro saveriano di animazione missionaria, che anch'io conosco e stimo. Allo stesso modo conosco e stimo le generose terre di Bergamo e Milano.

Quante belle figure di saveriani sono apparse nel "secolo breve" del Novecento, in questa Valpadana fraternamente unita alla terra di Parma, "patria" del Conforti!

L'augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre "giovanile", pre­sento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: spargete il profumo delle virtù del vostro santo fondatore.



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