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I Tokai sono i bambini di strada del Bangladesh. Tokai in lingua bengalese significa raccogliere/riciclare. Essi vivono raccogliendo plastica, carta, stracci, chiodi, ferro, scarpe rotte o qualsiasi tipo di materiale che possa essere riciclato e che quindi abbia un qualche valore. Il tutto viene venduto a negozi specializzati nella separazione e riciclaggio.

Il deserto emozionale

È un lavoro che porta questi bambini a vivere tra una discarica e l’altra e sui bordi delle strade, alla continua ricerca di qualcosa che, pur “buttato”, abbia comunque un valore minimo, che gli permetta di mettere in pancia un pugno di riso. Quasi tutti questi bambini, tra i sei e i quattordici anni di età, non sono orfani. Quasi tutti però sono “abbandonati”.

Si ritrovano fin da piccoli a gestire la propria vita in condizioni di degrado fisico e ambientale estremo. In più, devono sopravvivere in un deserto emozionale. Infatti, l’essere abbandonati li indurisce e li rende spesso incapaci di relazioni significative.

Quelle poche che hanno con il mondo degli adulti diventano spesso relazioni “contrattuali” (do ut des). Quindi, sono spesso vittime di abusi.

Un debito inestinguibile

Molti di loro, indebitandosi nei negozi di riciclaggio, diventano veri e propri schiavi. Sono costretti a continuare a fare i Tokai senza poter mai estinguere il debito. Questo spesso aumenta sempre di più per ragioni di malattia, ma anche a causa del consumo di colla (una specie di mastice che viene sniffato).

I Tokai spendono le notti o i loro tempi di riposo dormendo nei paraggi delle stazioni dei treni, sotto i cavalcavia dei grandi incroci o sotto le pensiline di negozi e uffici.

Grazie a un progetto, cerchiamo di ricostruire e riabilitare i Tokai a una vita normale, come quella di tutti i bambini del mondo. In concreto, quando possibile, vogliamo toglierli dalla strada per farli vivere in un ambiente dove sono accolti e trattati per l’età che hanno.

Con l’appoggio di volontari ed ex-Tokai, ci proponiamo di guarire questi bambini dalle ferite dell’abbandono e degli abusi, facendoli sentire di nuovo “voluti” ed accolti.

Questo comporta, per noi adulti ed ‘ex-Tokai’, essergli sempre fedeli e non abbandonarli di nuovo.



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