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''Grazie per quello che ci date'', Famigliari a Salerno

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Domenica 2 maggio si è svolta la festa dei parenti dei saveriani e delle saveriane di Campania e Basilicata. La loro presenza ci riempie sempre di gioia e ci fa tornare indietro nel tempo. Ci portano il ricordo di chi ha dissodato il terreno in queste regioni.

Dal 1930 fino a oggi, sono tanti coloro che hanno lavorato qui, cominciando da Vallo della Lucania fino a Salerno e in giro per il mondo. Il loro amore, pieno di tanto lavoro, di sogni e di realtà, si è mescolato con quello dei loro parenti che oggi hanno condiviso con noi la gioia dello stare insieme.

Il missionario non si ferma!

Padre Carlo Girola, consigliere generale dei saveriani, ha fatto una panoramica sul lavoro dei missionari in tutto il mondo. Tanti sono i motivi di gioia, mescolati con la sofferenza. In tutti c'è la certezza che si sta lavorando per costruire il regno di Dio.

L'Eucaristia e il pranzo condiviso sono stati la naturale continuazione dell'amicizia, nata tanto tempo fa. Siamo nel cinquantesimo della prima pietra di questa casa di Salerno. Quanti ricordi da condividere insieme, ma anche quanto lavoro ci aspetta ancora! Il missionario non si ferma mai, va sempre avanti.

E l'incoraggiamento e l'amicizia dei parenti dei missionari, "i primi benefattori dell'istituto" - come diceva mons. Conforti - è importante. Siamo contenti che siate venuti e speriamo che la prossima volta possiate essere più numerosi. Più si è e più la felicità aumenta.

Il lato nascosto della casa

Chi viene a trovarci vede una casa bella e grande. Ma forse non chi c'è dentro. Oltre ai missionari, ci sono tante persone che lavorano; le più importanti sono coloro che ci fanno "aumentare in... peso". Sono le nostre cuoche: Anna e Giovanna.

Dal loro posto di comando - la cucina - sfornano delizie sopraffine. Ogni giorno scopriamo i lati segreti delle specialità campane-salernitane. Il nostro dottore dice che bisogna un po' diminuire, ma la cucina locale è una vera tentazione. È difficile resistere. Le ringraziamo, e con loro ringraziamo chi procura la materia prima, che poi viene trasformata in "menù".

Queste poche parole per dire semplicemente che ci accorgiamo di quello che riceviamo e che lo apprezziamo.



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