Grazie all’amico Giorgio Torelli
Noi saveriani non possiamo far passare sotto silenzio la morte dell'amico Giorgio Torelli, scomparso a Milano il 6 aprile, a 95 anni. Ho davanti a me il testo di una conferenza da lui tenuta a Palazzo Soragna il 9 Marzo 1995, in occasione delle celebrazioni organizzate in vista del centenario di fondazione dei Missionari Saveriani.
Il testo è riportato in “A Parma e nel mondo” (Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Circolo "Il Borgo" - Parma, 1996). Non senza ragione il titolo affidato a Giorgio recitava: “Con i Saveriani sulle strade della missione” e riassumeva una parte di vita di Giorgio e dei Saveriani. Esordiva così: “Ho visto un pezzo della loro storia, essendo stato ragazzo nella parrocchia del Sacro Cuore, quando la Casa Madre dei Saveriani era per noi una sorte di fortilizio, visto che i nostri occhi da ragazzi la vedevano non inferiore alla Pilotta e con dentro un nerbo di personaggi veri e propri … personaggi come p. Lini a cui debbo di avere imparato l’amore per il Signore (possiedo fotografie che testimoniano come fossi coinvolto dai missionari, vestito da chierichetto perché al mattino andavo presto a servir Messa); o come p. Paulon che vigilava sui nostri amori giovanili, o come p. Begheldo che mi accompagnò per mano in collegio che mi meritai a 14 anni, perché insufficiente in sette materie, o come p. Vanzin…”.
Giorgio di saveriani ne conosceva tanti e di persona; a loro sentiva di dover tutto. Per loro “io sono stato terra di missione”. E qui Giorgio ricordò la sua epica avventura, descritta nel libro “A pelo d'Africa. Al Congo su ali di tela” (Rusconi - Milano, 1978). Infatti, atterrò in Africa con un Piper PA-20 con fusoliera di alluminio e ali di tela, che il giornale "Grazia" aveva deciso di donare con un fundraising tra i lettori, alla missione di Uvira (Congo). Fu un volo di 9mila chilometri, che “Grazia” titolò: “23 giorni di follia”.
Giorgio concludeva la sua conferenza così: “Quindi voglio dire la mia gratitudine ai saveriani… Ne sono fuori da 40 anni, ma mi considero ancora membro di questa comunità e dichiaro la mia pubblica riconoscenza ai padri saveriani, alle loro impennate, alle loro mattane, alla loro dolcezza, alla loro santità, alle loro voci e ai loro canti, alle loro partenze e ai loro ritorni… Siete stati per me un momento della fede. Probabilmente il più importante… Per me avete fatto l’annuncio: l’ho ricevuto e vi abbraccio”. Grazie, amico Giorgio!