Fratel Gino, icona di gentilezza e accoglienza
Un anno è trascorso dalla partenza da questa terra di fratel Gino Masseroni. Il 18 marzo, nella chiesa della Madonna Missionaria a Macomer, l’abbiamo ricordato in un’Eucaristia, presieduta dal vescovo di Alghero-Bosa, mons. Mauro M. Morfino, e concelebrata dal Superiore Regionale p. Rosario Giannattasio, con alcuni saveriani della comunità di Cagliari, oltre a don Andrea e don Cristian che seguono la parrocchia.
Padre Rosario ha presentato fratel Gino ai presenti. “Ha lavorato in Brasile per 12 anni (lavoro e formazione, silenzioso e attento agli altri con grande capacità di fare amicizia). Diceva che aveva ricevuto molto dai fratelli brasiliani. Era un religioso sereno. Al suo ritorno in Italia si è messo al servizio del noviziato. Aveva una grande capacità di correggersi e di correggere. Era una persona sempre sorridente, un’icona della gentilezza e dell’accoglienza. A Macomer, si è dedicato soprattutto agli anziani, ai benefattori e ha trovato ogni occasione per parlare del Brasile. Insomma, un missionario speciale, un uomo prezioso, che viveva la santità nel quotidiano. Cercava di far sentire a proprio agio ogni ospite. Questa sua serenità veniva da una vita di preghiera (la prima attività del missionario) e di ascolto della Parola di Dio. Negli ultimi mesi, in Casa Madre a Parma, si è dedicato a seguire i benefattori, cui rispondeva puntualmente”.
Ciascuno di noi, sicuramente, avrebbe particolari da aggiungere, avendo avuto la gioia di conoscerlo e di apprezzare la sua umanità e spiritualità. Mons. Mauro, commosso, ha unito san Giuseppe e fratel Gino. Si potrebbe dire, forzando il paragone, che sembravano due gocce d’acqua, ognuno con la sua lucentezza. “Stiamo facendo memoria grata di un uomo che ci ha voluto bene e a cui abbiamo voluto bene. Fratel Gino ha abitato beatamente la casa del Signore. Ha conosciuto la serenità e la gioia. San Giuseppe, uomo giusto, non vuole mettersi di traverso al progetto di Dio. Infatti, grazie al sogno, ascolta e cerca di stare nel progetto di Dio, perché ha fiducia in Lui. Ascolta e ha un’attenzione reale verso Dio che lo aiuta a rinunciare ai propri piani, per accettare un progetto alternativo che è poi la vocazione alla quale è stato chiamato. Da un progetto di amore, Giuseppe cerca di capire cosa Dio vuole e continua a prendersi cura di Maria, come ci ricorda spesso papa Francesco. Custodire diventa possibile attraverso la stabilizzazione di una situazione (nutrita dalla preghiera e dall’ascolto della Parola di Dio), dentro il progetto di Dio. È un amore per sempre. Non si ama ad alternanza. Dio ci ama sempre. Pregare è indispensabile per vivere, aiuta a respirare la bella aria di Dio. Questo era fratel Gino, che si prendeva cura di chiunque bussasse alla porta. La casa saveriana di Macomer è stata custodita dalla sua presenza serena, lui che era in stretto contatto con Dio, da amico ad amico, per sempre”.
Le parole del vescovo ci hanno scaldato il cuore e ci hanno fatto capire che nelle piccole cose, in apparenza poco importanti, si vede concretamente l’amore di Dio. Per questo, diciamo un grande grazie a fratel Gino e gli chiediamo di pregare per noi, soprattutto in questo periodo di pandemia, in cui la fede, la speranza e la carità sono messe a dura prova.