Due racconti dalla missione
Tomi stava morendo in mezzo a un cespuglio. Lo aiuto dando acqua fresca e qualche alimento. Lo porto in baracca e informo le autorità competenti. Lungo interrogatorio e fotografie. Poi mi dicono: “Bravo padre; continua ad assistere questa persona perché noi non possiamo fare nulla. Per prima cosa, perché non abbiamo soldi e secondo motivo perché questa persona… non è mai nata”.
Tomi non ha nessun documento di nascita o residenza. Ora egli cammina con fatica, sorride e con una mano si fa i riccioli ai capelli. L’altra mano è paralizzata per essere stato morsicato da un serpente molto velenoso. A Tomi, mai nato, ogni venerdì porto pane, riso, pesce…
Lui prende tutto con gioia e condivide con il suo cane Tita, di cui tutti conoscono bene, invece, nome, anno di nascita, colore, abitudini. Tita è un cane fortunato, Tomi invece…
p. Ronconi
Dopo la Messa della sera sono venute nella sacrestia due signore. Una la conoscevo bene, si chiama Filiberta ed è un membro attivo della nostra parrocchia. L’altra signora, musulmana e amica di Filiberta, mi dice di chiamarsi Cadi. Non l’avevo mai vista e aveva in braccio un bambino di quattro mesi.
Mi racconta subito la storia. Si trovava in città quando una ragazza le chiede se può tenerle il bambino. Lo ha tenuto alcuni giorni con piacere, ma poi la ragazza è sparita. Cadi non sapeva che fare dal momento che il bambino era piccolo. Lo porta in ospedale e subito un medico si è preso cura di lui. Non solo, ma le dà anche dei soldi per comperare un biberon e del latte. Dopo pochi giorni Cadi porta il bambino a casa sua. Ha già quattro figli e questo sarebbe stato il quinto.
Ha pensato di dargli il nome di Mussà (Mosè) perché salvato miracolosamente. Mi dice che non poteva abbandonarlo anche se non sa da dove viene. “È Dio che me lo ha dato”, ripeteva sempre. “Lo tratterò come se fosse mio”.
Cadi, anche se probabilmente ignora che siamo nell’anno del giubileo, sta mettendo in pratica la misericordia.
p. Corbioli