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Da Novara al Ciad perché…

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Sono arrivato in Ciad come presbitero della diocesi di Novara, con i suoi 1.600 anni di storia, fidei donum nella diocesi di Pala che, invece, non arriva al primo secolo di vita ed è praticamente neonata. Ci sono tre motivi essenziali per i quali sono qui.

Il primo è quello della comunione (tra le chiese non c'è solo solidarietà, scambio di cose, aiuti materiali, in cui ognuno resta per suo conto); c'è una comunione sostanziale, siamo un solo Corpo, la comunione è viva; per questo c'è anche il dono di persone e di una parte del tempo della propria vita, per vivere in un'altra terra. Nel nostro Credo diciamo che la chiesa è una, proprio in virtù di questa comunione che non possiamo contraddire in una logica di "noi" e "loro", malgrado ci siano differenze culturali notevoli, malgrado in Ciad sia sempre straniero e diverso. La comunione, però, è più alta e profonda ed è vissuta concretamente con la mia presenza qui, spezzando l'unico Pane, proclamando in mundang e in francese la stessa Parola.

Oltre all'unità, un altro comandamento è l'annuncio del vangelo: anzi, la chiesa è proprio nata nell'invio missionario. Se essa non annuncia, non è. Nnella diocesi di Pala, i cristiani sono circa il 10%, contando anche i catecumeni. La nostra diocesi novarese può disinteressarsi al fatto che ci sono ancora uomini e donne che non conoscono Gesù? Qui la chiesa è neonata (i primi battezzati sono della fine degli anni cinquanta), piccola, ma estremamente vivace. Ha tanto bisogno di essere sostenuta e incoraggiata.

L’ultimo motivo per il quale sono qui è la povertà, non quella che purtroppo vive molta gente, ma per poter riscoprire uno stile di vita più sobrio ed essenziale. Ho molte occasioni per partecipare della semplicità, delle relazioni umane, per condividere la bulle (con polenta di miglio, sorgo o mais), per stringere la mano, per dire una preghiera, per "restare con".

La diocesi di Pala appare come un corpo dalla forma di testa d'anatra, il cui becco guarda a Occidente, mentre a Oriente una lunga protuberanza si estende verso Nord. Per le località più periferiche, il vescovo deve viaggiare tra le quattro e le cinque ore. In diocesi sono presenti dieci lingue differenti: la principale dovrebbe essere il francese, ma in realtà, fuori dalle città, è parlato poco e male. Uno dei lavori più importanti è la traduzione della Parola di Dio e del messale nelle varie lingue: vi partecipano studiosi e presbiteri locali. In mundang esiste, già pubblicata, la traduzione dei quattro vangeli, ed è in corso il resto di Antico e Nuovo Testamento. C’è anche un messale e i testi dei sacramenti non ancora definitivi, ma già approvati da Roma. Si producono anche i libri per la catechesi, molti sussidi e libretti dei canti, in modo da avere, tra le parrocchie, un'omogeneità nella vita sacramentale e nella preghiera. Tutto è conservato in un magazzino a Bissi Mafou.

Nell'area settentrionale della parrocchia di Bissi Mafou, dove sono io, è presente la foresta nella quale, però, stanno nascendo nuovi villaggi. Il territorio parrocchiale conta circa 70mila abitanti, tra cui cinquemila cristiani e, al momento, circa 500 catecumeni.

Alcuni villaggi sono molto piccoli, altri più grandi. Bissi Mafou, ad esempio, con i suoi differenti "quartieri", arriva a 2.600 abitanti. Ci sono musulmani, ma non molti, tanti sono animisti. C'è una rapida crescita demografica, sia di popolazione che di cristiani cattolici. La media nazionale è di sei figli per donna, ma nella nostra prefettura è di nove. l minori di 18 anni sono circa il 50%. In pratica, la nostra parrocchia è più grande di qualsiasi vicariato, con la differenza che qui ci sono strade terribili.

Il primo missionario cattolico che si è fermato qui risale alla fine degli anni Cinquanta, mentre i protestanti sono arrivati qualche anno prima. Raul Martin, giovane presbitero francese, arrivò con un idrovolante sul lago di Lerè nel 1954, a soli 26 anni. Senza conoscere la lingua, cominciò a girare di villaggio in villaggio, cavalcando un asino perché, pur avendo trovato un'auto, scoprì subito che era impossibile percorrere quelle piste troppo accidentate. A Bissi Mafou costruì la sua capanna e la prima chiesa. Alcuni villaggi maggiori sono sulla strada nazionale, che corre da est a ovest. Altri si addentrano per alcuni chilometri nella savana su stradine che noi chiameremmo sentieri, ricchi di piante spinose, solchi lasciati dall'acqua, pietre e fiumi che sono, per la maggior parte dell'anno, banchi di sabbia e torrenti impetuosi, spesso non attraversabili nella stagione delle piogge.

pie Nur Popoli e Missioni Pagina 3I laici hanno un ruolo molto attivo nella pastorale. Inoltre, per sostenere la vita ordinaria della parrocchia, ogni cristiano versa annualmente una piccola quota individuale. Ogni settore, poi, mette a disposizione una piccola parte del raccolto per gli incontri di formazione e per sostenere qualche famiglia in difficoltà. La parrocchia di Bissi Mafou può vantare di essere stata in grado finora di avere tutti i conti in ordine. È bello scoprire che tutto si fonda su alcuni principi saldi: la Parola di Dio è la sorgente, l'ispirazione, per la lettura, l'invio missionario e la verifica; la chiesa locale vede i laici come protagonisti; non si fanno promesse e non si cominciano cose che non possono essere mantenute; qualunque progetto nasce dalla riflessione della comunità, che lo riconosce come effettivamente prioritario. Anche se sono qui da poco, ho subito scoperto che c'è un immenso potenziale nel battesimo: il fatto che soprattutto i laici siano i protagonisti della vita della chiesa, è uno stile da cui imparare.
da Popoli e missione, maggio 2018



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