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Cultura della cura, percorso di pace

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Il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, che ha aggravato crisi tra loro fortemente interrelate (climatica, alimentare, economica, migratoria), provocando pesanti sofferenze e disagi. Penso anzitutto a coloro che hanno perso una persona cara, a quanti sono rimasti senza lavoro.

Un ricordo speciale va a chi si è prodigato, e continua a farlo, con grandi fatiche e sacrifici, per alleviare le sofferenze o salvare la vita, a rischio della propria. Rinnovo l’appello ai responsabili affinché adottino le misure adeguate a garantire l’accesso ai vaccini contro il Covid-19.

Accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione. Questi e altri eventi ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. La cultura della cura serve per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente. 

Al culmine della sua missione, Gesù suggella la sua cura per noi offrendosi sulla croce e liberandoci così dalla schiavitù del peccato e della morte. Persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento. È da tale dignità che derivano i diritti umani, come pure i doveri, che richiamano ad esempio la responsabilità di accogliere e soccorrere ogni nostro prossimo, vicino o lontano nel tempo e nello spazio.

Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il suo compimento quando si pone al servizio del bene comune. E la solidarietà esprime concretamente l’amore per l’altro. Tutti siamo veramente responsabili di tutti. Pace, giustizia e salvaguardia del creato sono tre questioni del tutto connesse, che non si potranno separare in modo da essere trattate singolarmente, a pena di ricadere nuovamente nel riduzionismo. Chi deve prenda in mano questa “bussola”, per imprimere una rotta comune al processo di globalizzazione, una rotta veramente umana.

La bussola dei principi sociali, necessaria a promuovere la cultura della cura, è indicativa anche per le relazioni tra le Nazioni, che dovrebbero essere ispirate alla fratellanza. Quanta dispersione di risorse vi è per le armi, in particolare per quelle nucleari, risorse che potrebbero essere utilizzate per priorità più significative.

La promozione della cultura della cura richiede un processo educativo. Nasce nella famiglia, dove s’impara a vivere in relazione e nel rispetto reciproco. Altri soggetti preposti all’educazione sono la scuola, l’università e i soggetti della comunicazione sociale. Le religioni in generale, e i leader religiosi in particolare, possono svolgere un ruolo insostituibile nel trasmettere ai fedeli e alla società la solidarietà, il rispetto delle differenze, l’accoglienza e la cura dei più fragili.

La cultura della cura, quale impegno comune, solidale e partecipativo per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace. Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, non abituiamoci a voltare lo sguardo, ma impegniamoci per formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri.



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