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Guido Maria Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, fondatore dei saveriani, è stato proclamato "santo" il 23 ottobre da Benedetto XVI. La diocesi di Cremona, memore del suo forte legame con l'istituto saveriano, ha voluto onorare il nuovo santo con una Messa di ringraziamento celebrata dal vescovo Lafranconi, domenica 6 novembre, in cattedrale. I saveriani, rappresentati dal superiore generale p. Rino Benzoni, hanno donato al vescovo una reliquia del santo.

Una lunga amicizia

All'inizio dell'Eucaristia è intervenuto il superiore della comunità saveriana di via Bonomelli, p. Pierluigi Felotti, che ha ricordato il legame tra Conforti e la chiesa Cremonese. Fin dal 1906, infatti, il vescovo di Parma intratteneva rapporti con il mons. Bonomelli e più volte fu invitato per amministrare cresime e presiedere celebrazioni, come la dedicazione dell'altare della parrocchiale di Cingia de' Botti. Anche con mons. Cazzani il legame fu intenso: nel 1930 era stata aperta la prima casa saveriana a Grumone, frazione di Corte de' Frati, e nel 1943 quella di Cremona.

In oltre 80 anni sono partiti per le terre di missione ben 62 saveriani cremonesi; trenta di essi provenivano dal seminario diocesano. Il primo di questa lunga schiera è stato p. Angelo Binaschi di Breda Cisoni; l'ultimo è Andrea Facchetti di Viadana, che lo scorso 24 ottobre ha emesso la professione perpetua e nel giugno 2012 sarà ordinato sacerdote da mons. Lafranconi.

Padre Felotti ha assicurato al vescovo piena collaborazione nel cammino pastorale della diocesi, soprattutto sul fronte della ri-evangelizzazione: "Eccellenza - ha concluso il superiore - bene ci ha ricordato qualche giorno fa che la strada del vangelo è originale, nuova e impervia, ma anche portatrice di gioia perché ci rende figli nel Figlio. San Guido Conforti accompagni la nostra chiesa cremonese e interceda dal Padre le grazie necessarie per sostenerla nel suo cammino di santità".

Non accomodiamo il vangelo

Nell'omelia, mons. Lafranconi ha rimarcato il grande amore che Conforti provava per il Crocifisso. Tale devozione portò mons. Conforti a tenere in alta considerazione il martirio, una dimensione della vita cristiana che sempre citò nei discorsi ai suoi religiosi in partenza per la missione.

"Non possiamo onorare il Conforti - ha precisato mons. Lafranconi - senza pensare alla chiesa che continuamente subisce il martirio. Dobbiamo sempre pregare per la chiesa che in molte parti del mondo subisce ancora il martirio, per i missionari spesso esposti al pericolo di morte, ma anche per noi stessi perché non cadiamo nella tentazione di accomodare il vangelo".

Un messaggio grande e bello

Il vescovo ha poi rimarcato che Conforti intendeva la missione come promozione di tutto ciò che è profondamente umano. Egli sapeva che Cristo è presente in ogni uomo ed è imitabile da ogni persona. Perciò invitava i suoi missionari a valorizzare tutto ciò che c'era di buono negli uomini e nella loro cultura.

Egli era consapevole che l'annuncio del vangelo è efficace nella misura in cui i missionari sono testimoni autentici e schietti di Cristo. "Facciamo nostro - ha concluso mons. Lafranconi - questo anelito del Conforti: viviamo la nostra sequela con quella chiarezza e linearità che ci permette di dire agli altri, con umiltà, di guardare alla nostra vita per scoprire quanto grande, bello e significativo è il messaggio Gesù. È in fondo questo il segreto della ri-evangelizzazione della nostra terra".

Al termine della liturgia, il superiore generale padre Rino Benzoni ha espresso riconoscenza a mons. Lafranconi e alla diocesi di Cremona, così generosa verso i saveriani, ma anche l'augurio che la passione missionaria del Conforti sia sempre fonte di ispirazione per tutta la chiesa.



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