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Conversazioni famigliari, 1963: i saveriani giungono a Tavernerio

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Cari amici, il Natale è alle porte. Ogni famiglia sente il desiderio di radunarsi, per gustare la bella atmosfera che questa festa è capace di creare.

L'atmosfera natalizia offre anche a noi saveriani l'opportunità di sederci, insieme con voi, e scambiarci gli auguri. L'argomento è l'anno che sta per concludersi, ricco di avvenimenti che incidono sulla storia della chiesa: le dimissioni di Benedetto XVI e l'elezione di Francesco. In ambito saveriano, ricordiamo il 50° anniversario della nostra presenza nella diocesi di Como. L'atmosfera natalizia ci inclina ad andare oltre i fatti accaduti cinquant'anni fa e ad immaginare che fu la stella a indirizzare i saveriani verso "Villa dei Pini".

Coincidenza provvidenziale

Nei primi giorni dell'estate 1963, il superiore generale dei saveriani si presentò al vescovo di Como per fargli presente che nella casa di Desio mancava lo spazio fisico per accogliere gli studenti liceali. Quel santo vescovo gli aprì le porte della diocesi. Il padre generale raggiunse subito il sanatorio "Villa dei Pini", chiuso per inagibilità.

La direttrice, in camice bianco, gli consegnò le chiavi. Lo informò che l'ufficio Igiene aveva ingiunto di disinfestare i muri con la calce. A titolo confidenziale, accennò anche alla paura che lei provava, di notte, in quel grande ospedale, dove le voci rimbombavano e si rincorrevano.

Quel giorno, il superiore generale si rivolse anche a due giovani liceali che lo accompagnavano: "Qui è necessario demolire muri, ricavare lo spazio per cappella, refettorio, aule scolastiche e camere da letto. I vecchi materassi devono essere aperti e ricuciti di nuovo, dopo un'attenta scardatura della lana. Vi sentite di chiedere ai 130 vostri compagni di rinunciare alle vacanze estive?". La risposta fu: "Il parco è fantastico, ma il sanatorio incute paura, tanto è fatiscente!".

Spazio per nuove vocazioni

Di fatto, il nuovo anno scolastico ebbe regolare avvio, dentro i locali ricavati dal sanatorio, a Tavernerio: centotrenta studenti liceali, la comunità dei missionari e i professori.

La casa saveriana di Tavernerio venne aperta per risolvere un problema concreto e urgente: le case della congregazione, fondata da san Guido Conforti, erano piene di giovani e c'era il rischio di non avere posto per nuove vocazioni.

L'intento di accogliere nuove vocazioni missionarie ha alimentato cinquant'anni di fede e di servizio alla chiesa missionaria. Le iniziative di saveriani che venivano dalle missioni sono state di riferimento per la fede della gente.

E sempre la gente ha ricambiato, con fede e solidarietà: soprattutto i numerosi amici italiani e svizzeri, che ringraziamo cordialmente.



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