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Un commento al “sondaggio” su Gesù

Quando Gesù fa una domanda, lo fa anche per proiettare qualcosa di importante e di decisivo, che riguarda lui o noi, il Padre celeste o l’umanità. Prendiamo, ad esempio, il racconto di Matteo 16, 13-17. Qui la questione importante era la sua identità, i suoi connotati. Fino ad allora, nessuno aveva chiesto i suoi documenti, come succede alla frontiera. Ma questa volta, è lo stesso Gesù che, dovendo passare nella vita degli apostoli - la vera frontiera e la più difficile! - vuole essere riconosciuto e accettato per quello che egli veramente è.

La vera domanda di Gesù

Gesù propone una specie di sondaggio, apparentemente non molto importante: “Che dice la gente di me? Ma voi, chi dite che io sia?”. Questa è la vera domanda, che attende una vera risposta. Dall’informazione generica occorre passare alla fede personale, fino a compromettere il proprio pensiero.

Si forma un silenzio imbarazzante, interrotto dalla risposta di Pietro: “Tu sei il Messia, il Cristo Figlio di Dio, venuto a salvarci: sei il vero consacrato, l’atteso dalle genti!”.

Gesù risponde: “Beato te, Pietro, perché non la tua intelligenza, ma il Padre mio te lo ha rivelato!”. È proprio questa la risposta che Gesù attendeva dai suoi discepoli. Il discepolo deve accettare totalmente la strada di Cristo: la passione, la morte e la risurrezione. È una strada che va oltre gli schemi della gente e degli stessi discepoli.

Gesù impone il silenzio

La gente si scandalizzerebbe, non capirebbe il messaggio. Si tratta, non di un cammino trionfale, ma di un cammino che passa attraverso la sconfitta, il dolore, la croce. Solo se riusciamo a capire che la sua è una vita donata agli altri, possiamo scoprire anche il vero segreto della sua venuta in mezzo a noi.

Il Condannato trafitto dalla lancia del soldato - una ferita che non si può rimarginare - apre un cammino che si inoltra fino al suo cuore, per rivelarci il segreto del suo amore totale per noi. Siamo invitati da lui ad accettare il nostro cammino, con l’obbligo di percorrere la sua stessa strada: “Chi vuol seguirmi, rinneghi se stesso, prendendo la sua croce di ogni giorno”.

“Chi vuole”. Non si tratta di una decisione facile. Implica una scelta coraggiosa, lucida e in piena libertà. Gesù non s’illude: prevede che saranno pochi a seguirlo per quella strada.

“Rinneghi se stesso”. Vuol dire, cancellare brutalmente ogni nostro documento d’identità, far sparire i nostri dati, che sono validi solo per i criteri mondani.

Nel bagaglio, solo una croce

L’unico segno autentico di riconoscimento del discepolo sarà la sua croce. Perciò, per capire se uno segue Gesù, basta controllare se è disposto a perdere la sua vita per lui. Per salvare la nostra vita, dobbiamo rinunciare a programmarla, per farne dono ai fratelli. Disposti a portare la propria croce di ogni giorno: non si tratta di un gesto isolato, di eroismo. Il vero eroismo è quello di una fedeltà sofferta, silenziosa e gioiosa di ogni giorno.

Cadano le barriere! Battezzati nello Spirito, noi ci siamo rivestiti come nuove creature in Cristo, come figli del Padre, sapendo che non basta un vestito esteriore o un’appartenenza superficiale. Le nuove creature non conoscono le barriere che impongono divisioni tra schiavi e liberi, tra uomini e donne. La condizione dei figli è senza discriminazione.

Saranno aboliti anche i titoli famosi, perché per Cristo conta solo la persona che ama i fratelli. Alla frontiera della vita, Dio non ci chiederà: “Qualcosa da dichiarare?”. Solo esigerà che nel nostro bagaglio personale si trovi una croce. Non decorativa, ma portata con amore, come prova determinante che Dio possa fidarsi di noi, perché abbiamo imparato ad amarlo nei nostri fratelli.



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