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Con gli occhi di Pasqua: Alziamoci, riprendiamo in mano la vita

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Voglio continuare a riflettere ancora un po' sulla Pasqua: l'abbiamo celebrata nel mese d'aprile, ma continua a illuminare queste settimane di maggio, fino al suo compimento nella domenica di Pentecoste. Sono le settimane centrali della primavera, che ci parlano di una nuova vita piena di speranza.

Tutti sentiamo il bisogno di essere nuovi e Pasqua ci parla di vita nuova, di aria nuova e pulita, dopo i mesi "chiusi" dell'inverno; ci parla di quella pienezza di vita che Gesù ci offre nel dono del suo Spirito. Lo scrittore e diplomatico francese Paul Claudel (1868-1955), parlando del mistero della Pasqua e della Pentecoste, dice: "Vi ho tolto il volto per darvi il cuore". Infatti, non vediamo il volto del Signore risorto, ma abbiamo ricevuto il suo cuore, il suo Spirito Santo, per vivere come Gesù amando Dio e il prossimo.

Due verbi di Gesù Risorto

Per descrivere il mistero della risurrezione di Gesù, il vangelo usa due verbi che richiamano la nostra esperienza quotidiana: "è stato svegliato" e "si è alzato", cioè si è messo in piedi (Mc 16, versetti 6 e 9).

Il primo verbo parla dell'azione del Padre che non ha abbandonato Gesù nella tomba, ma lo ha svegliato dal sonno della morte: "Non permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione" (Sal 16,10). Questo ci assicura che la comunione con Dio, iniziata qui, continua al di là della morte fisica. La risurrezione è uno svegliarsi, come facciamo ogni giorno. Svegliarci ci stacca dai sogni o dagli incubi notturni e ci riporta alla vita vera, ci libera dalle nostre illusioni e ci introduce nella verità della nostra vita.

Il secondo verbo parla invece di Gesù che "si è alzato", si è rimesso in piedi e ha ripreso in mano la sua vita. Anche di questo verbo noi facciamo esperienza frequente, quando dopo una caduta o una pausa forzata, dovuta alla malattia o a un grande dolore, ci riprendiamo e ci mettiamo in piedi, vincendo ciò che vorrebbe impedirci di continuare a vivere ed essere noi stessi.

La realtà con occhi nuovi

Celebrare la risurrezione di Gesù ci impegna a svegliarci e a uscire dalla tomba della rassegnazione, della paura e dello scoraggiamento. Perché l'angelo che ha rotolato via dal sepolcro di Gesù la pietra che lo chiudeva, toglie nello stesso tempo anche le nostre pietre tombali, ci libera dalle abitudini improprie, dalle idee fisse e dalle incertezze che ci bloccano, impedendoci di assumere la nostra realtà e di guardarla senza averne paura. In una parola, ci fa vedere il mondo con occhi nuovi.

Quando ero ragazzo, i miei genitori, rientrando dalla Messa del sabato santo, si lavavano gli occhi con l'acqua e mi spiegavano che era un gesto simbolico per dire che si poteva guardare la realtà con "occhi nuovi": gli occhi puliti dalla Pasqua.

Questo è il dono di Pasqua: poter vedere il Risorto ovunque. Nella natura che è fiorita e in questi giorni prepara i suoi frutti; nell'incontro con una persona che ti vuol bene e che ti apre orizzonti nuovi; nella stretta di mano di chi ti trasmette il coraggio per continuare a vivere dopo una disgrazia; nel gesto di chi ti perdona; nello sguardo trasparente di un bambino che ti dà serenità e gioia: è sempre il Risorto che noi incontriamo e vediamo.

Alleniamo la nostra vista

Per questo i giorni dopo la Pasqua fino alla Pentecoste sono giorni di allenamento a "vedere, cercare e amare" Gesù, come ci invita a fare san Guido Conforti, per farlo vedere ai nostri fratelli e sorelle, soprattutto a coloro che non riescono a vederlo. La risurrezione vuole svegliarci e rimetterci in piedi, in quella posizione eretta che è caratteristica della persona umana, creata da Dio con i piedi saldamente piantati in terra ma con il cuore aperto al cielo.

Anche a noi Gesù ripete la parola detta al paralitico che da trentotto anni era bloccato sul suo lettuccio: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina" (Gv 5,8). Ci invita a svegliarci, a liberarci dal torpore di una lunga malattia, a prendere in mano la nostra realtà - per quanto pesante e dolorosa - senza evasioni e piagnistei, e a camminare come uno che è libero e pronto per fare il bene.

Tutto questo è possibile, perché Egli è risorto e la sua risurrezione è diventata la nostra risurrezione. Questa è la lieta notizia, il vangelo che noi missionari vogliamo trasmettere al mondo.



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