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Con Cristina in Bangladesh

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Cristina Palumbo di Salerno da due anni lavora in Bangladesh, nel progetto dei "Tokai-songho" (bambini di strada) di Dhaka, iniziato dal saveriano bresciano p. Riccardo Tobanelli. Ragazzi che lavorano nelle discariche, in strada, alla mercé dei soprusi e di abusi. Sono tra i 5 e i 16 anni.

Cosa si fa per loro? Si cerca di tirarli fuori da questa dura realtà. In bengalese "tokai" vuol dire riciclare, raccogliere. I bambini raccolgono roba vecchia e la portano dai riciclatori che impongono i prezzi che loro vogliono. Si ammalano, si fanno prestare soldi a tassi di usura, che non potranno mai restituire. Di fatto poi i bambini diventano loro schiavi.

L'obiettivo è di metterli in strutture protette, tipo "casa famiglia". Soprattutto di restituire loro l'infanzia, farli tornare bambini, con i loro diritti. Vengono mandati a scuola, fanno qualche piccolo lavoro, giocano... Cristina ci dice che "i bambini vogliono sentirsi accettati per quello che sono; a volte, mi sfidano, per vedere se quello che dico è vero, se li amo davvero!". Insieme a p. Riccardo e a Cristina, ci sono alcuni giovani animatori, scelti tra i ragazzi che sono cresciuti con il missionario.

Per finire, alla domanda, "cosa ti ha dato questa esperienza?", Cristina risponde: "Mi ha fatto vivere la maternità: i bambini hanno cominciato a parlare della loro famiglia, hanno cominciato ad avere fiducia in me". E ci racconta l'episodio di Usha, una bambina che faceva fatica a ricordare suo padre. Cristina le dice che lei somiglia tanto a suo papà. "E allora Usha, quando vuoi ricordarti di papà, guarda il tuo viso e il tuo cuore nello specchio, così lo vedrai ancora". Da quel momento Usha si è sentita più felice.



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