Si tratta delle stelle. Il salmo 147, invitando a lodare Dio come a lui conviene, afferma che il Signore ricostruisce Gerusalemme, risana i cuori affranti e fascia le loro ferite. Poi, con un vertiginoso volo poetico, aggiunge: “Egli conta il numero delle stelle, chiama ciascuna per nome”.

Chiamare per nome nel linguaggio biblico significa conoscere distintamente, essere in intima relazione, amare. Dare il nome, poi, significa dare un’identità, affidare un compito, una missione. Se le stelle hanno tutte un nome, è perché - conosciute e amate da Dio - hanno ricevuto la missione da Lui.

La prima chiamata di Dio è la creazione. Quando Dio crea, chiama all’esistenza; ed esistere significa essere mandati.

Questo breve richiamo alla Scrittura ci consente alcune riflessioni, importanti per comprendere la vita del mondo e di ciascuno di noi.

La vocazione sinfonica

C’è una vocazione cosmica, all’interno della quale si colloca ogni vocazione di genere, di specie, di individuo. La vocazione cosmica è la lode della sua gloria. Possiamo comprendere il senso di questa espressione solo per l’intima illuminazione ed esperienza di cui ci fa dono lo Spirito Santo. Tentarne una spiegazione in parole umane sarebbe impoverirla irrimediabilmente.

La vocazione personale si colloca all’interno di questa chiamata sinfonica. Dobbiamo comprendere e riconoscere la vocazione di ogni cosa e di ogni persona, per comprendere e riconoscere la nostra vocazione.

Per tutti, per ciascuno

Nessuna vocazione ci colloca in una specie di solitudine privilegiata; ma tutte ci immergono nella comunione. Quanto più alta è la chiamata, tanto più profondo è il senso di comunione che essa ispira e serve.

Il rapporto vocazione - comunione ci deve rendere chiaro e sempre presente il fatto che ciascuno di noi è chiamato dal Signore per tutti e per tutto; ma anche che tutto e tutti sono chiamati da Lui per ciascuno di noi. Non solo Egli piega la sua misericordia su ogni creatura, ma chiede a tutte le creature di esistere a favore anche di una sola.

È questo il senso più ampio della cattolicità. Esistiamo gli uni per gli altri ed ogni esistenza è essenziale.

Le stelle, il sasso e tu

Lo dice con grande forza poetica Il matto nel film “La strada” di Federico Fellini. A Gelsomina che si lamenta di essere del tutto inutile, di non servire a niente e a nessuno, Il matto, cantilenando, risponde:
- “Tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa… Ecco, prendi un sasso, questo sasso qui per esempio: esso serve a qualcosa”.
- “E a che cosa serve?”.
- “E che ne so io? Se lo sapessi, sai chi sarei io? Sarei il Padreterno! Ma a qualcosa deve servire, perché se questo sasso fosse inutile, allora tutto sarebbe inutile… anche le stelle. E anche tu servi a qualcosa, sai, con la tua testa a carciofo!”.

L'acqua sprecata

Può essere più o meno semplice, ma è bello introdurre queste riflessioni nella vita quotidiana.L’acqua con cui mi lavo al mattino è stata creata per me. E mentre ringrazio Dio per sorella acqua, ricordo anche che
l'acqua sprecata viene distolta dalla sua vocazione, resa inutile, sottratta al servizio di un’altra persona o pianta o animale. Ma anch’io sono stato creato per l’acqua, perché in me essa prende senso.

Pensiamo al piccolo pugno d’acqua del Battesimo, che ha trovato la sua gloria nel farci figli di Dio!