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Chi non dà Dio, dà troppo poco

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Tanti sono gli stimoli per scrivere e per riflettere in questo mese. La lettera del Papa con il messaggio per la quaresima, i progetti di solidarietà, la pace e le tensioni del pianeta, e tanto altro...

Ma ciò che più mi ritorna in mente è l'idea: "chi non dà Dio dà troppo poco". È un problema da affrontare subito perché, come scriveva monsignor Conforti, "tutti i popoli hanno diritto alla redenzione”. E redenzione significa anche diventare liberi dai pesi del male, conoscere una vita nuova illuminata dalla bontà, intessuta dai rapporti di fraternità.

Per questo il missionario "sacrifica tutto se stesso".

La “parrocchia” di Gesù. Oggi, dopo il concilio Vaticano Il, siamo forse più consapevoli dell'azione misteriosa di Dio nel mondo. Ma la bellezza del vangelo e il bisogno dell'umanità di attingere a motivi forti di fratellanza rendono ancora più urgenti la diffusione del vangelo di Cristo nel mondo e la presenza visibile della sua chiesa.

Siamo sei miliardi e più. È la parrocchia - mondo di Gesù, il crocifisso risorto. Ci siamo tutti: ognuno con il proprio nome, singoli e popoli. I mezzi di comunicazione hanno reso il nostro pianeta più piccolo. Ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo. Davvero l'umanità sembra stia soffrendo le doglie del parto. Tensioni, guerre e paure ci spingono a ritrovare il centro che illumina e dà forza al nostra cammino: Dio che è amore. È la novità, ci ricorda papa Ratzinger, che solo Dio poteva rivelarci.

I sacchi nascosti. L'amore ha spinto Dio ad assumere un volto umano, anzi ad assumere carne e sangue. Egli che ha creato l'uomo si china verso di lui, come si è chinato il buon samaritano verso l'uomo ferito e derubato. Non posso dimenticare Gatascha , un giovane rwandese che viveva esperienze mistiche. Ci diceva: "I sacerdoti sono spesso come coloro che hanno fatto un buon raccolto e hanno i sacchi pieni di patate, ma li nascondono dietro la porta. La porta è aperta, ma il tesoro di Dio resta nascosto".

È necessario che il nostro sguardo sull'uomo si misuri sullo sguardo di Cristo. "Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione", ci ricorda il vangelo di Matteo (9,26). Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore.

Lo sguardo di Cristo. L'amicizia spinge a rispettare l'amico e a comunicargli quanto è motivo di gioia. Condividere la speranza è amare; è un modo di essere ben diverso dal fare propaganda. Il digiuno e l'elemosina, che insieme con la preghiera la chiesa propone in modo speciale nel periodo della quaresima, sono occasioni propizie per conformarci allo sguardo di Cristo sul mondo.

Indicazioni preziose sono gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie. Ricordo il sacco per la raccolta del grano sul banchetto, in mezzo alla chiesa parrocchiale, e la scritta "Pane per i missionari". Un'icona vera, che ci portava a vedere oltre l'orizzonte un campo senza siepe, là dove andavano i nostri missionari. Era la prima scoperta del mondo. Ma anche oggi lo sguardo commosso di Cristo non cessa di posarsi sugli uomini e sui popoli.

Quanti hanno bisogno di luce! Eppure ogni giorno tu, Signore, riversi su di noi la tua vita, la tua onda di misericordia infinita. Per renderla presente ovunque, tu vuoi avere bisogno di noi e ripeti: “vieni e seguimi”.

Dopo tanti anni di vita nell'esperienza del discepolo, non sono deluso del Maestro, del cammino che egli mi ha indicato, ma solo delle mie incoerenze. Gesù è fedele alla sua promessa. Ho visto tanti suoi amici dare la vita nel servizio e nella testimonianza, ed essere nella pace, oltre i confini della propria patria, nella terra di Dio.


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