Che festa, ragazzi!
Una sera d'ottobre salivo in camera per andare a dormire, quando ho sentito dei rumori provenire dal primo piano della casa. Mi fermo, apro la porta e...cosa vedo? Mi stropiccio gli occhi, quasi non ci credo. In mezzo al corridoio due danzatrici africane insieme a una maschera girano vorticosamente, al suono del balano, della chitarra e della sanza (pianola africana).
Mi viene voglia di fermarmi. Anzi, non riesco a star fermo. È una musica che coinvolge. Mi ricorda le lunghe serate in Congo e in Camerun. Tutti danzavano. Nessuno poteva star fermo: la vita entrava nel cuore e faceva muovere i piedi. Un attimo di sosta e la musica riprendeva. Ora era il balafon a fare sentire il suo ritmo coinvolgente.
La maschera mi prese per mano e mi mise in mezzo alle due danzatrici. Tutto il mio corpo si muoveva a ritmo. A volte con più calma, ed era la chitarra che prendeva il sopravvento; a volte in modo sincopato, e la sanza reclamava il suo posto. Il tempo passava senza accorgersi.
Poi, a un tratto, tutto finì. Mi guardai intorno e vidi che quelli che mi avevano fatto compagnia nella danza erano là in bella mostra nelle vetrinette. Li ho guardati ancora per un po'. Niente si muoveva. Forse era stata una mia impressione, un sogno o chissà..., un ricordo di cose belle vissute in terra africana.
Se anche voi volete vivere per qualche istante questa esperienza, venite a trovarci a Salerno. Ma preparatevi a danzare. È un'esperienza unica.