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Buon giorno, padre…, ''Diventate come bambini…''

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Quante volte ce l'hanno detto i bambini africani, laggiù in Camerun. Anche loro vogliono essere ascoltati come i grandi. Ma chi ascolta ancora un bambino oggi? Lui disturba, fa confusione, piange, chiede sempre qualcosa... E poi, cosa produce per la società? Così la pensano le persone grandi. Si sono dimenticate che un giorno anche loro sono stati bambini.

Il bambino è indifeso, ha sempre bisogno di qualcuno; è piccolo, ma vuole diventare grande. Però vuole che lo si lasci vivere nella sua infanzia e non farlo diventare grande prima del tempo. Quante volte abbiamo ascoltato questa frase: "Quando sarai grande, tu farai...".

La vita d'ogni giorno

I bambini in Africa sono molto svegli. Devono fare in fretta a crescere, altrimenti muoiono prima del tempo. Molto presto prendono (o fanno loro prendere) le loro responsabilità. A casa devono fare piccoli lavori: lavare il pavimento, scopare il cortile, andare a prendere l'acqua alla fontana o in un piccolo canale, dove spesso scorre acqua sporca; le bambine soprattutto devono preparare da mangiare, cercare la legna per il fuoco e poi... andare nei campi con i genitori.

Naturalmente quelli che possono vanno a scuola, a piedi, facendo anche qualche chilometro prima di arrivare, con il sole o con la pioggia. In ogni classe arrivano anche a un centinaio, con insegnante unico... Chi è più fortunato, ha le aule in muratura; gli altri hanno ancora le scuole con i muri di terra e i banchi sono molto stretti. I libri sono ancora un lusso (costano!) e tutti scrivono nel quaderno. I più piccoli usano ancora lavagnette e gesso.

A metà mattina c'è la pausa di ricreazione. Chi può si compera un  banana o un dolcetto o qualche caramella. Poi di nuovo in classe, fino alle 15. Hanno cominciato alle 7 del mattino. Poi si torna a casa, sperando che qualcuno abbia preparato qualcosa da mangiare. Altrimenti bisogna arrangiarsi...

Mettiamoci in ascolto

Nel pomeriggio i bambini devono aiutare per il pasto della sera, fare i compiti, giocare un po' e, un giorno alla settimana, partecipare al catechismo o alla riunione di qualche gruppo. Insomma, non si annoiano; vogliono vivere e sentirsi vivi.

Noi missionari cerchiamo di metterci in ascolto, come faceva Gesù. Non è semplice "farsi come bambini". Ma lo dobbiamo fare, perché loro sono i prediletti di Gesù. Per questo li facciamo giocare nel campo sportivo della missione. Alla domenica hanno un posto importante nella Messa. Sono vivaci, per fortuna. Poi partecipano a qualche movimento, tipo l'Azione cattolica ragazzi, gli scout, l'infanzia missionaria.

Ma la cosa più bella è che, quando vai nei quartieri, ti salutano, "Bon jour, mon père - Buon giorno, padre!", e se non rispondi, loro continuano a salutare.

Vogliono ascoltare la tua risposta. Solo allora sono contenti e ti lasciano andare per la tua strada. È bello stare con loro.



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