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Non ero mai stato nelle Filippine, il grande arcipelago del sudest asiatico che conta più di 7.000 isole e 100 milioni di abitanti, di cui due terzi nell'isola di Luzon, che comprende l'area metropolitana di Manila, dove sono concentrati i missionari saveriani, arrivati qui nel 1992, accolti dal cardinale Sin. Attualmente a Manila vivono 29 saveriani: 14 padri e 15 studenti di teologia.

Missione e globalizzazione

L'occasione del mio viaggio è stata la IV conferenza dell'Associazione internazionale dei missiologi cattolici (IACM), organizzata dal 27 luglio al 2 agosto 2010 a Tagaytay City, a 50 chilometri dalla capitale, in riva al bellissimo lago del Taal, il più piccolo vulcano del mondo, temutissimo dagli isolani. Con me c'erano altri due saveriani, con precedenti "filippini": p. Sandro Barchiesi di Ancona e p. Rocco Viviano di Salerno.

Il tema della conferenza era: "Nuova vita in Gesù nell'areopago del mondo globalizzato". La settimana è stata scandita dalle relazioni sui cinque continenti e dai lavori di gruppo sui seguenti sotto-temi: annuncio e testimonianza; dialogo e religioni; religioni e fondamentalismo secolare; diritti umani ed eco-giustizia; popoli indigeni.

L'aspetto più ricco della conferenza è stato l'incontro e lo scambio tra i circa 90 partecipanti di tutti i continenti.

I saveriani nelle Filippine

Dopo le fresche giornate trascorse sulla sierra di Tagaytay, a 1.000 metri di altezza, sono tornato nell'umidissimo clima della capitale, lasciandomi condurre dai saveriani nella visita alle comunità saveriane e alle loro attività.

A Maligaya sono stato colpito dalle priorità pastorali del vescovo Antonio Tobias (i poveri urbani, l'acqua, i mezzi di comunicazione) e dalle impressionanti folle di alunni in divisa attorno alle scuole cattoliche. A Marikina City mi hanno lasciato senza parole le condizioni di vita della popolazione negli slum, flagellati l'anno scorso da un'eccezionale alluvione. A Quezon City, dove risiede la nostra comunità internazionale di studenti di teologia, sono rimasto positivamente impressionato dalla serietà della scuola dei gesuiti e dalla povertà e bellezza della gente del Sitio Militar, un quartiere di abitazioni abusive, affidato alla cura pastorale dei saveriani.



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