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Apriamoci a Cristo, Colui che fa cadere i muri e porta la pace

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Abbiamo celebrato i vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, da quella sera del 9 novembre in cui, quasi inaspettatamente, i berlinesi cominciarono ad attraversare quel muro invalicabile. Si trattava di un evento epocale della nostra storia recente. Il popolo tedesco poteva finalmente riunirsi e anche l'Europa ritrovare la sua unità.

Quel muro, sorvegliato notte e giorno, nel corpo dell'Europa era ormai una ferita incurabile. Tutto faceva credere fosse destinata a durare nel tempo: il simbolo della guerra fredda che opponeva due mondi, l'est e l'ovest; due blocchi contrapposti in lotta per la supremazia mondiale.

La sua caduta ha spento questa guerra, anche se non ha portato, purtroppo, la pace, che è più di assenza di conflitti. Il crollo del muro di Berlino ha ridisegnato la storia e gli equilibri politici, ha fatto ristampare le carte geografiche con nuovi stati dal nome difficile; popoli nuovi si sono affacciati sulla scena del mondo, liberi finalmente dal giogo comunista.

Verso la nuova Europa

Caduto il regime che li opprimeva e li privava della libertà, letteratura, arte e religione loro proprie, hanno finalmente fatto sentire la loro voce, e la nostra vecchia Europa si è allargata nell'Unione europea. Il loro arrivo non è stato sempre salutato con entusiasmo e l'Occidente si è preoccupato più della libera circolazione dei capitali e delle merci che non di quella delle persone.

Già all'indomani della caduta del muro Giovanni Paolo II, al quale giustamente si attribuisce tanta parte di questo insperato capovolgimento, aveva previsto che la sconfitta del socialismo reale non autorizzava a parlare di trionfo del sistema capitalistico, proprio per le ingiustizie che anch'esso alimentava.

Tuttavia, celebrare il ventennale della caduta del muro significa riconoscere che anche sistemi, all'apparenza immutabili, si possono cambiare e i problemi, anche incancreniti, possono trovare una soluzione positiva. Per questo dobbiamo salutare con riconoscenza questo ventennio di costante, anche se lento, progresso del nostro rinato continente.

Altri muri da abbattere

Questa celebrazione ci rende ancora più consapevoli del dovere e della possibilità che abbiamo di far cadere altri muriche dividono popoli che pure sono chiamati da Dio a vivere in comunione. Pensiamo al "muro della vergogna", che separa i palestinesi dagli israeliani e impedisce di esercitare i loro diritti-doveri umani. Oppure al "muro della nostra paura", che respinge i più poveri e li estranea da noi, rendendo loro impossibile sognare un futuro migliore per le loro famiglie e per l'umanità. Pensiamo anche ai tanti muri che si alzano tra etnie e nazioni, che noi contribuiamo a mantenere con la nostra indifferenza e, infine, ai muri all'interno della nostra società e delle nostre famiglie.

Per abbattere tutti questi muri viene ancora il nostro Salvatore. "Egli è la nostra pace, colui che - per mezzo della sua carne e cioè per mezzo della croce - di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia" (Ef 2,14).

In questo Natale, Gesù viene a chiedere a tutti noi, suoi discepoli, di far cadere - con la pazienza cristiana e con la tenacia missionaria - quelle divisioni che continuano a dividere il nostro mondo tra buoni e cattivi, tra i nostri e gli altri, tra chi è come noi e chi è diverso da noi. Solo lui è in grado di darci la vera pace.

Attenzione alla coerenza!

Non succeda di nuovo che gli chiudiamo la porta in faccia o lo mettiamo fuori, come è successo a Betlemme. A qualcuno il Signore dà fastidio o fa paura! Attenzione però alla coerenza: non è sicuro che coloro che vogliono il Crocifisso alle pareti, lo vogliano davvero anche nella vita.

Che senso ha mantenere il Crocifisso se esso è solo un simbolo della nostra cultura, e se la sua presenza non ci porta ad amare tutti, anche i diversi da noi, consentendo a tutti di vivere quell'umanità che egli ha accolto e per la quale è morto? La stalla di Betlemme non aveva muri e i pastori vegliavano all'aperto. Perciò il Bambino e i pastori si sono incontrati, per la gioia e pace di tutti.

Facciamo cadere altri muri, per celebrare insieme un Santo Natale !



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