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La prima enciclica di Benedetto XVI

L'enciclica di papa Benedetto - “Deus caritas est - Dio è carità” - ha sorpreso tutti per la sua semplicità e per la sua profondità. In realtà, tanti attendevano al varco colui che erano abituati a considerare il severo guardiano dell'ortodossia e il censore dei teologi troppo avanzati... Da lui aspettavano forse un documento di alto profilo teologico e, comunque, un testo programmatico del suo pontificato. Nulla di tutto questo.

La lieta notizia di Dio amore

Benedetto XVI ci ha spiazzato tutti, invitandoci a riflettere su un tema, tanto quotidiano e semplice, ma anche tanto carico di conseguenze: “Dio è amore” - come dice l'apostolo Giovanni nella sua prima lettera (4,8) . In sintesi, il papa ci ricorda che “l'amore è possibile e noi siamo in grado di praticarlo, perché creati a immagine di Dio. Vivere l'amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente enciclica”.

Questa è la lieta notizia che Benedetto XVI vuole ripetere al mondo d'oggi: l'uomo è in grado di amare con quell'amore con cui Dio ama, anche se, ovviamente, in grado infinitamente inferiore; e quest'amore è la forza che può trasformare il mondo.

L'amore di Dio dà valore all'amore umano

A una lettura superficiale, tali affermazioni possono sembrare evidenti e perfino scontate, ma non è così. Si tratta di parole impegnative e attuali. Sono anzitutto un impegnativo discorso su Dio, il cui mistero sarà sempre tanto insondabile quanto necessario per impostare la nostra vita cristiana: vita di figli, creati a immagine di Dio, chiamati a vivere in modo divino !

Il discorso su Dio è attuale e necessario, perché l'uomo d'oggi è così incerto nell'accostarsi alla verità e, dopo la caduta delle ideologie forti, rischia di non avere nessuna certezza che lo guidi nelle sue scelte. Inoltre il papa, con le sue riflessioni sulle due dimensioni dell'amore, eros e agape , offre un provvidenziale richiamo a una visione integrale della persona umana, fatta non solo di anima, ma anche di corpo. Perciò l'amore, come il papa lo presenta, riscatta la realtà corporea della persona, non per assolutizzarla, ma per ridarle quella dignità e quel valore che l'attuale edonismo sta dimenticando e distruggendo.

Un monito per il mondo

Infine la parola del papa è di una bruciante attualità, perché in questo tempo “al nome di Dio viene collegata la vendetta e perfino il dovere dell'odio e della violenza” : in nome di Dio si sono dichiarate delle “guerre sante”, sia fuori che dentro la cristianità.

“ Dio è carità ” non è solo l'enunciazione della fede del papa e della chiesa, ma anche un monito per il mondo attuale che sembra condannato al conflitto, alla divisione e all'odio. Mentre, per altrettante ragioni, potrebbe essere un mondo unito dalla comunicazione globale, oggi facile e accessibile a tutti. L'enciclica è una parola di speranza, non solo per la chiesa e per i suoi fedeli, ma anche per tutto il mondo che soffre pericolosi eccessi di paura e di odio collettivo ed è tentato di cercare la soluzione dei suoi problemi con la forza delle armi.

L'amore diventa missionario

A noi missionari poi l'enciclica ricorda due verità che ci riguardano direttamente. La prima è che il servizio della carità è importante e urgente come l'evangelizzazione e la celebrazione dei sacramenti: tre compiti che “si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro”.

La seconda verità che il papa ricorda è questa: se la chiesa è la famiglia di Dio nel mondo, nella quale “non deve esserci nessuno che soffra per mancanza del necessario” , questo amore “travalica le frontiere della chiesa; la parabola del buon samaritano rimane come criterio di misura, impone l'universalità dell'amore che si volge verso il bisognoso, incontrato per caso , chiunque egli sia”.

Benedetto XVI richiama, pur senza citarla, una parola dell'enciclica missionaria di Giovanni Paolo II: “ L'amore, che è e resta il movente della missione, è anche l'unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. È il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere. Quando si agisce con riguardo alla carità o ispirati dalla carità, nulla è disdicevole e tutto è buono”.



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