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Amazzonia: la missione converte il missionario

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Non più da soli, ma insieme

Padre Pino, romagnolo, in Brasile da oltre trent'anni, ha una ricca esperienza missionaria. È un patito dell'evangelizzazione, sempre in mezzo alla gente, simpatico e allegro. Attualmente è superiore dei 45 saveriani che lavorano nel Brasile settentrionale, sparsi in 4 diocesi.

Sinceramente, sento sempre più il bisogno di cambiare. La missione la posso servire meglio se cambio io, se io mi converto. Più i missionari si convertono, più la missione è meglio servita.
C’è sempre da ricominciare, da tornare alle origini. Fare in modo che sia Gesù il missionario presente in me e nella comunità, in Amazzonia e nel resto del mondo.

La missione forma i missionari

Per il missionario c'è sempre una tentazione in agguato: quella di credersi il protagonista della missione; quella di pensare che è lui a fare la missione. Da una parte è vero, perché non c'è missione senza missionari. Ma io sono convinto che siamo noi i primi ad avere bisogno della missione. È la missione che forma i missionari.

Credo che tutti noi missionari possiamo arricchirci con le ricchezze che incontriamo nel servire la missione. Perché noi siamo servi della missione; e dobbiamo servirla insieme, come comunità. Questa è la grande conversione che ci viene richiesta.

La missione ci cambia nella misura in cui noi missionari ci sentiamo sì portatori di un dono, ma nella reciprocità. Quando cioè ci mettiamo in atteggiamento di ascolto e accettiamo lo scambio. Vero missionario non è chi sa formulare belle teorie, ma chi crede veramente e sente profondamente la presenza di Cristo. Chi vuole portare Cristo in mezzo agli altri, deve essere disposto a convertirsi insieme a loro.

Le nostre strategie missionarie

Anche noi saveriani abbiamo bisogno di convergere verso obiettivi ben definiti e non generici. Naturalmente, il nostro principale obiettivo è il primo annuncio. Per dedicarci all'annuncio in modo fruttuoso abbiamo bisogno di incontrarci spesso per aiutarci a riscoprire e sentire profondamente la nostra identità, a vivere gli atteggiamenti che ci caratterizzano e a metterci continuamente al servizio degli altri.

In sintesi, nella misura in cui noi ci unifichiamo attorno alla nostra identità, potremo dare un servizio migliore alla missione.

Ma c'è anche un’altra strategia: pianificare gli impegni e le scadenze per non rimanere nel vago. In questo modo, alla fine di un periodo stabilito, si può fare un bilancio del lavoro svolto e poi continuare il cammino oppure ricominciare altrove, facendo tesoro dell’esperienza fatta. Infatti non possiamo cristallizzarci in una situazione o in un luogo. Per di più, noi siamo sempre ospiti e non dobbiamo imporre il dono che portiamo.

Non possiamo essere dei “solisti”

Pur tenendo presente che ognuno ha il suo stile e che per cambiare occorrono tempi abbastanza lunghi, è più facile cambiare se siamo d'accordo su una scelta concreta e cerchiamo di arrivarci gradualmente. Inoltre, se noi siamo individualisti, se ogni missionario che arriva cambia impostazione, chi ne soffre di più è la gente.

Nella chiesa brasiliana noi abbiamo un contributo da dare, secondo il carisma che la famiglia saveriana ha ricevuto. Almeno in teoria, siamo tutti convinti che dovremmo lavorare insieme, come comunità. Il carisma infatti non è proprietà privata. Dobbiamo insistere su questo aspetto nei ritiri spirituali e negli incontri, in modo che cresca la consapevolezza comunitaria.

Vita spirituale e aggiornamento

L'anno scorso abbiamo fatto una settimana di esercizi spirituali con p. Stefano Raschietti, che ci ha presentato la spiritualità missionaria con profondità e competenza. È stata davvero una bella settimana e ci ha aiutato molto. Erano con noi anche le missionarie saveriane. Ci siamo sentiti parte di una stessa famiglia e responsabili dello stesso carisma. Questi incontri sono sempre utili e ci fanno bene.

Anche il periodo di vacanza che ogni missionario ha ogni quattro anni, può essere sfruttato meglio. È necessario per riposare, per ritrovarsi con la propria famiglia, gli amici, i benefattori. Ma dovrebbe essere anche l’occasione per fare almeno un bel mese di aggiornamento con i saveriani che vengono da altre missioni. Così cerchiamo di sfruttare in modo creativo il tempo di vacanza, approfittandone per riflettere, pregare, verificare noi stessi e per incontrarci con i fratelli della stessa famiglia missionaria.



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