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Agli amici che attendono notizie: Una voce dalla Sierra Leone

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Carissimi, con alcuni di voi sono riuscito a tenermi in contatto, con altri no, a motivo della posta in questo Paese che è davvero frustrante. Non parlo di ritardi, parlo di decine di lettere che non arrivano a destinazione, sia quelle in partenza che in arrivo.

Sono qui in Guinea dal giugno 1999. Il motivo della nostra presenza in Guinea è quello di offrire assistenza alle migliaia di rifugiati della Sierra Leone nella regione di Forecariah, che si trova presso la costa dell’Atlantico e vicino al confine colla Sierra Leone. Quando siamo arrivati qui, c’erano 30.000 rifugiati nei tre campi che visitavamo.

Noi non gestiamo i campi: questo è compito del Commissariato Rifugiati dell’ONU, che si fa aiutare da varie ONG. La nostra assistenza è specificamente religiosa e umanitaria.

Le cose sono procedute in maniera più o meno tollerabile fino al settembre dello scorso anno. Poi accadde l’imprevisto: i ribelli della Sierra Leone cominciarono a sferrare attacchi in territorio guineano. Ancora una volta, come già in Sierra Leone, ci trovammo a dover scappare per salvare la pelle.

Ma ciò che rese le condizioni dei rifugiati disastrose, fu un discorso insano, indegno di un capo di Stato: Lansana Conté, il dittatore della Guinea. Egli accusò tutti i rifugiati (circa mezzo milione di persone) di essere collaboratori dei ribelli! Ciò che seguì è una vera storia di orrori: caccia all’uomo, arresti, bastonature, violenze, spogliamenti, umiliazioni.

La reazione internazionale fu immediata e forte. Allora il Governo della Guinea cercò di cambiare tono, dicendo ai suoi cittadini: "Lasciamo in pace i rifugiati, cerchiamo di offrire loro la nostra tradizionale ospitalità africana!". Ma ormai il danno era fatto e le cose non cambiarono molto. Ancora oggi i rifugiati sono trattati con durezza e oppressi in ogni modo.

Di fronte a questa terribile situazione, noi abbiamo concluso che l’unica via d’uscita era di aiutare i rifugiati a tornare a casa loro. È vero che i ribelli ancora controllano circa metà della Sierra Leone, ma da lungo tempo non si combatte più, né loro fanno attacchi o imboscate. Ora poi, da qualche tempo ci sono truppe inglesi, molto rispettate e temute dai ribelli. Certo, la Sierra Leone non è un paradiso, ma è un fatto che oggi la Guinea per i rifugiati è un vero inferno.

Così sfidando obiezioni e ostacoli da parte delle autorità locali ed anche dal Commissariato Rifugiati, abbiamo cominciato a rimpatriare i rifugiati. Da novembre mandiamo ai Campi di Forecariah ogni settimana otto grossi camion che trasportano a Conakry circa 800 rifugiati alla volta. Da lì l’ambasciatore della Sierra Leone provvede barche e traghetti per mandarli a Freetown in Sierra Leone.

Finora migliaia di rifugiati sono tornati a casa: molti, grazie al nostro aiuto; molti altri coi loro mezzi. I Campi presso Forecariah sono ormai vuoti. Prevediamo che il nostro lavoro in questo Paese potrà essere concluso nel prossimo futuro. Ma non osiamo per ora fare pronostici. Lasciamo la porta aperta. Naturalmente è nostra intenzione ritornare a lavorare in Sierra Leone.

Preghiamo tutti i giorni per il ritorno alla pace e alla normalità.

Vi chiediamo di unirvi alle nostre preghiere. Personalmente vi ricordo tutti con gratitudine e affetto.



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