Accogliere è aprire le porte del cuore
La presenza dei missionari saveriani in nazioni diverse è arricchita in questo numero dall’esperienza di accoglienza dei profughi ucraini. L’accoglienza diventa così quella parola d’ordine che interpella l’essere missionari ovunque ci si trovi. È l’aprire le porte non solo della casa, ma anche quelle della mente e del cuore. Abitudine ormai acquisita dalla spiritualità missionaria e consolidata da anni di esercizio quotidiano in situazioni limite, spesso difficili, di emergenza, caratterizzate da necessità e urgenza. È la creatività del bene che sempre mobilita le energie migliori, per cercare di rispondere a quegli appelli che si levano come grida di aiuto; creatività che sa andare oltre la complessità della nostra società, spesso fatta di norme e prescrizioni che rischiano di limitare la stessa carità. L’accoglienza diventa così un modo concreto per dire no alla guerra, per disarmare le relazioni, per manifestare la propria non-violenza, per conoscere usi e costumi di chi si accoglie, stabilendo quel dialogo necessario che ci fa sentire fratelli e sorelle di coloro che hanno qualche problema in più dei nostri, condividendone almeno una parte per un periodo.