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Mia madre me lo avrà ripetuto almeno una mezza dozzina di volte: “È il momento sbagliato per le tue vacanze!”.
Sono rientrato in Italia dalle Filippine a fine gennaio per trascorrere un paio di mesi con la mia famiglia che non vedevo da tre anni. Nel cassetto c’erano molti sogni: prima di tutto trascorrere un po’ di tempo a casa e poi con i confratelli, la parrocchia, i parenti, gli amici della compagnia storica, quelli di Salerno con cui ho vissuto i miei primi sette anni come missionario.

Poi, è arrivata l’escalation che tutti conoscete e anch’io mi sono ritrovato a vivere il lockdown in questo tempo di pandemia. Dopo un momento di smarrimento, ho iniziato a organizzare le mie giornate al meglio. I parrocchiani di S. Francesco Saverio a Manila, dove con il saveriano messicano p. Javier Beltrán, viviamo la nostra missione, hanno iniziato quotidianamente a chiedermi come stavo e quale fosse la situazione dell’Italia. Trascorse tre settimane, anche le Filippine si sono trovate nell’occhio del “ciclone”. Il primo pensiero è stato quello di pregare. Ho proposto anche ai miei genitori di recitare ogni giorno il rosario, così da aggiungerci al coro di voci che in quei giorni si stava rivolgendo a Dio perché fermasse la pandemia.

La seconda cosa è stata mantenere il contatto a distanza con p. Javier, il Consiglio Pastorale e i parrocchiani, specialmente quelli più soli, attraverso un semplice scambio in chat. “Sono impaurita, non posso acquistare le medicine perché non posso uscire a vendere”. Queste sono le parole di una signora che conosco bene, che vive sola e con un figlio in carcere. Non è una commerciante, con un po’ di mercanzia va nei pressi del mercato e cerca di vendere qualcosa per comprare il riso. Ho cercato di rassicurarla scrivendogli, e ne sono convinto, che il Signore era con lei in quel momento di desolazione.

In uno scambio frequente di informazioni con diversi adulti, ho offerto il mio sostegno morale e affettivo (quello materiale era già attivo sul campo). Ho raccolto e condiviso parole di affetto, desolazione, incoraggiamento, speranza, e anche di umorismo, così da sentirci uniti e forti. La distanza non ha spezzato i legami.
Il 2020 è l’anno che precede i 500 anni dall’evangelizzazione delle Filippine. L’anno prossimo speriamo di poter vivere bene questo importantissimo anniversario, così prezioso per tanti cristiani. Non dimenticherò mai ciò che una signora mi ha detto: “Sono grata agli spagnoli perché ci hanno portato l’inestimabile dono della fede in Gesù”.

In realtà, il 2020 aveva un altro tema: “Anno dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso e dei popoli indigeni”. Noi saveriani sentiamo tutta l’importanza di viverlo, cercando di creare ponti, abbattere i muri con fratelli e sorelle di altre fedi e con le popolazioni indigene, minoranze strappate alla loro terra e tradizioni. E l’unica strada è solo quella del dialogo. Buona missione a tutti noi!



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