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Ancora una volta, invitato speciale, papa Francesco ha parlato alla nostra chiesa in Italia. Un discorso ben preparato, evidentemente, con poche improvvisazioni… a braccio, come invece è solito fare. L’occasione è stato il solenne convegno ecclesiale, svolto a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, cui hanno partecipato 2.200 persone: vescovi e preti, religiosi e religiose, laici e laiche da ogni parte d’Italia.

Il titolo, alti-sonante, “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, è stato affrontato dai partecipanti accomodati attorno a 200 tavoli, percorrendo cinque vie: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Questi percorsi sono poi confluiti nella piazza dell’assemblea, che ha ascoltato le “lunghe sintesi” compilate dai segretari.

È stato utilizzato il “metodo sinodale”: una parola non facile da capire né facilmente spiegabile. In concreto, si tratta di ascoltare, pazientare, aprirsi, lavorare insieme; insomma, un metodo di stile “democratico”, che prende in conto i pareri e le esperienze della gente.

Il papa era atteso. Non per dire una parola conclusiva né per fare …una predica, come generalmente accade in questi convegni, ma quasi per dare il tono, già al secondo giorno (10 nov.) del convegno. Ed è entrato subito in gioco, a gamba tesa: “Non voglio disegnare in astratto un «nuovo umanesimo», una certa idea dell’uomo, ma presentare il Volto di Gesù; lasciamoci guardare da lui, facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda, «Voi, chi dite che io sia?».

Cosa vediamo guardando il suo Volto? Il Volto di Gesù è simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quel volto ci guarda…

Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo Volto e non capiremo nulla dell’umanesimo cristiano, e le nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di fede. Saranno parole che risuonano a vuoto”.

A metà discorso, papa Francesco entra nel vivo del colloquio: “Ma allora, cosa dobbiamo fare? - direte voi. Che cosa ci sta chiedendo il papa?”. E il papa rilancia la domanda alla chiesa in Italia: “Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme. Io semplicemente vi invito ad alzare il capo e a contemplare quel Volto: Che cosa ci dice Gesù?”.

Ma alla fine, papa Francesco sembra riprendere il volo e lancia la sua provocazione: “Mi piace una chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati e agli imperfetti. Desidero una chiesa lieta con il volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa chiesa, credete in essa, innovate con libertà…

Vi do un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, parrocchia e diocesi, approfondite la Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e attuare le sue disposizioni.

Mettetevi in movimento e siate creativi!”.

E il card. Bagnasco, nel suo lungo discorso conclusivo ripete: “Riprendiamo in mano la Evangelii gaudium e lasciamoci guardare da Gesù!”.



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