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Quella verità svelata da occhi profondi

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Mi trovo in riva al mare con in mano un quaderno e una penna. Devo iniziare a raccontare la mia esperienza di volontariato, vissuta in Africa e precisamente in Congo RD, nell’estate 2019. Altri miei compagni, nei mesi scorsi, hanno descritto, nelle pagine delle comunità, le loro sensazioni; compreso chi è stato in Albania o a Salerno. Mi auguro che queste righe riescano a rendere, almeno in parte, emozioni difficili da spiegare.

A Goma ho vissuto le mie prime due settimane da volontario. Nel tempo trascorso, ho visitato e potuto vedere diverse strutture che mi hanno colpito profondamente, una più di tutte: l'orfanotrofio. Quel giorno avevo una sensazione di incredulità, perché da lì a poco mi sarei trovato davanti a una delle più crude e tristi realtà che appartengono a questo mondo. Arrivati al Centro, il primo impatto mi ha lasciato senza parole… I bambini urlavano e saltavano di gioia per la nostra presenza e io sono andato più volte a trovarli. Dal primo incontro, mi sono affezionato a loro, in particolar modo a uno. Questo legame è nato da semplici gesti come tenerlo in braccio, giocare a calcio o ballare. Le ore trascorse con lui ritengo siano state quelle spese meglio in 21 anni di vita! Non ci comprendevamo a parole, ma erano i suoi, i nostri occhi a farlo.

Il momento più triste è stato il saluto. In quell'istante ho percepito la tristezza più profonda e vera da entrambe le parti. Ma vedere il volto di un bambino avvolto dalla tristezza ti tormenta il cuore. Cosa penserà il bambino di me, della mia presenza, dei miei gesti verso di lui, nel vedermi per poche ore perché poi dovevo andarmene? Penserà che lo stia abbandonando anch'io?
Tutte queste erano le domande che mi ponevo! Spero e mi auguro con tutto il cuore di avergli trasmesso, in quel breve tempo, un po' di felicità e serenità: ciò è quello che ho ricevuto io da lui!

Questo turbinio di emozioni si è ampliato quando, trasferiti a Bukavu, ho avuto il dono di trascorrere giornate meravigliose con le ragazze vittime di violenza della casa Saint Joseph. Con loro mi sono sentito me stesso, grazie anche all'accoglienza ricevuta. Io, un po’ introverso, ho ballato come mai avevo fatto prima! I loro occhi raccontavano una vita brutalmente rovinata, eppure i sorrisi non mancavano e illuminavano le mie giornate. Da loro ho imparato che solo la forza interiore e la fede ti portano a reagire ed andare avanti, nonostante tutto. E questo è l'insegnamento di cui cercherò di fare tesoro nella mia vita.

Potrei continuare a scrivere per ore, perché le emozioni sono state infinite, perché gli sguardi incrociati mi hanno segnato, perché i gesti ricevuti mi hanno fatto sentire amato, perché quello che ho cercato di donare mi ha fatto sentire utile e perché quello che ho vissuto è stato qualcosa di magico. Spero di avervi trasmesso almeno un po’ ciò che ho vissuto e provato! Ora ho una certezza: in futuro vorrei poter fare realmente qualcosa di concreto per aiutare il meraviglioso popolo congolese.



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