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Padre Augusto sta facendo una breve passeggiata al piano terra dell’Istituto a Parma. Colgo l’occasione per porgli alcune domande sui primi passi di “Missionari Saveriani”. Ci parla in modo cordiale e disteso. Alcuni confratelli e amici lo ascoltano, curiosi di sentire le vicende degli inizi del giornale.

Cosa ricorda degli inizi di “Missionari Saveriani”?

Eravamo ancora studenti e alcuni di noi si sono dati da fare per tirare un po’ su il CEM, andando in giro a fare conferenze. Nello stesso momento ci siamo preoccupati anche di migliorare “Fede e Civiltà” (oggi “Missione Oggi”), che allora si chiamava “Missioni Illustrate”. Cercando nei cassetti trovammo molti scritti missionari, ma piuttosto difficili da capire. Io allora li trascrivevo e ne preparavo delle edizioni semplificate. Fu allora che sottoposi ai superiori una mia proposta: creare un “foglietto” semplice e leggero, che arrivasse dappertutto e che portasse le informazioni dei saveriani. In quasi tutte le nostre case circolava già qualcosa di simile. Abbiamo deciso di unificarli, creandone uno solo: Missionari Saveriani.

Come vi siete preparati al nuovo compito?

Insieme a p. Danieli abbiamo studiato un anno, andando a vedere altre stampe e riviste. La nostra idea fu quella di dare inizio a una specie di giornale formato da 4 pagine. I primi non vennero tanto bene, probabilmente per mancanza di comunicazione con la tipografia.

Questa difficoltà non vi ha scoraggiato?

No, anche perché poi siamo migliorati. Poco dopo, ho voluto introdurre altre quattro pagine, arrivando a un totale di otto. Si è diffuso molto fino a raggiungere, in poco tempo, centomila abbonati.

Come siete riusciti ad avere così tanti abbonati?

I saveriani che andavano a fare le Giornate missionarie lo presentavano alla gente. Chi faceva un’offerta, lo riceveva per un anno intero.

Chi è stato il primo direttore?

Io sovrintendevo tutto. I direttori responsabili sono stati p. Bonardi prima e poi il Vicario Generale. Ma, di fatto, dirigeva chi lavorava. Io ho sempre fatto il redattore. C’era anche p. Dagnino e ricordo che quando gli abbiamo spiegato quanto volevamo fare era molto contento. In seguito, andavamo ad aggiornarlo.

Quali mezzi avevate?

Durante la guerra tutti gli istituti hanno sospeso le loro pubblicazioni. Noi però avevamo mantenuto l’intenzione di ripartire quanto prima. Infatti, il nostro desiderio di riprendere era così forte che le nostre riviste saveriane (CEM, Riviste Illustrate, Voci di Oltre Mare), dopo la guerra, ebbero fin da subito un grande successo. Ricordo che venne a farci visita il direttore delle Missioni della Compagnia di Gesù, che aveva allora sede a Milano. Desiderava vedere la nostra redazione e si aspettava che ci fossero grandi macchine da stampa. Fu molto sorpreso quando lo portai nella mia stanzetta al primo piano dove, oltre al letto, lavoravo al mio tavolo e tenevo tutto il materiale nei vari scaffali. In seguito, si ampliò la zona destinata al giornale. Ricordo che tutti gli studenti di teologia accorrevano per dare una mano nella spedizione.

Le pagine delle case ci sono sempre state?

Fin dagli inizi l’ultima pagina era assegnata alle case saveriane sparse in Italia. All’inizio si facevano 6-7 edizioni del giornale all’anno. Non è stato tanto facile, ma poi, andando avanti, è diventato bello. Questa è la storia.

Dopo di lei chi ha preso in mano il giornalino?

Ho lavorato da subito con p. Danieli, a cui più tardi ho passato tutto. All’inizio c’erano degli studenti che ci aiutavano volentieri. Avevamo formato dei gruppetti, anche per “gettare un po’ di polvere” negli occhi dell’allora superiore generale, che non voleva persone che emergessero troppo. Ma lavoravamo così bene insieme che è sempre stato molto soddisfatto del nostro operato.

Carissimo p. Luca, grazie di cuore anche a nome degli abbonati di Missionari Saveriani.



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