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Novembre è arrivato e tutti abbiamo fatto le visite ai cimiteri dove abbiamo sepolto i nostri cari. Anche noi missionari consacriamo questo mese di novembre al ricordo-memoria. Non potendo recarci sulle tombe dei nostri familiari, amici e benefattori, per tutto il mese desideriamo ricordarli e pregare per loro indistintamente nella celebrazione quotidiana dell’Eucarestia sia delle 8 che delle 18, nella nostra cappella di via Tre Fontane 15, a Lama, Taranto (in particolare dall’8 al 20 novembre, come da volantino).

L’ultima opera di misericordia spirituale ci sollecita a pregare Dio “per i vivi e per i morti”. Siamo convinti di essere responsabili della vita anche degli altri, come ci ha ricordato papa Francesco a Lampedusa: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. Sì, ogni uomo è guardiano di suo fratello, perché Dio affida l’uomo all’uomo. È umano che ci interessiamo degli altri, amandoli, prestando loro aiuto e anche… pregando per loro. Ma come pregare e per chi? Sempre papa Francesco ci invita a guardare le dita della mano. “Il primo dito è il pollice, il dito più vicino a noi. Prega per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Sono i maestri, i medici, gli infermieri, i sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione o per cura bene gli ammalati.  Segue poi il dito più alto della mano: sono i nostri governanti. Il presidente, i parlamentari, i giudici, gli imprenditori e i dirigenti che gestiscono il destino della nostra patria, ricercano il bene comune e guidano l’opinione pubblica. Hanno bisogno della guida di Dio per varare leggi sagge e contrastare la corruzione. Raramente preghiamo per chi ha responsabilità pubbliche. Il quarto dito è l’anulare, il nostro dito più debole. L’abbiamo per ricordarci di pregare per i più fragili, per chi ha da affrontare sfide importanti, per i malati. Le tue preghiere per loro non saranno mai troppe. Prega anche per le “coppie sposate”, oggi particolarmente vulnerabili di fronte ai matrimoni che si sfasciano per banalità. E arriva poi il dito mignolo, il più piccolo di tutti, come esigui e piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo.  Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, solo allora potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva”.

Perché si prega per i defunti? La preghiera dei vivi può ancora cambiare qualcosa alla sorte di chi non è più in terra? Nel 2° libro dei Maccabei leggiamo: “Fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, Giuda Maccabeo la inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della resurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero resuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Macc. 12, 43-45).

Sacrificio e preghiera per i defunti sono in vista della resurrezione. San Paolo, poi, scrivendo ai cristiani di Tessalonica ricordava: “Non vogliamo fratelli lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti” (1 Tes. 4, 13-14).
La morte non ci separa da Dio; al contrario è attraverso la morte che noi ci uniamo pienamente al suo mistero. Il ricordo dei nostri morti nella preghiera eucaristica della santa Messa dice così: “Dona loro, o Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo la beatitudine, la luce e la pace”.

Cosa c’è dopo la morte? Questa è la domanda che ossessiona molta gente. L’uomo non è desinato a scomparire. I nostri morti non si dissolvono nel nulla: essi “vivono in Dio” e rimangono strettamente a noi legati. Non fantasmi, non puri spiriti, essi continuano ad essere “persone” a pieno titolo che ci precedono nel “faccia a faccia” eterno con Dio. L’uomo non è solamente creatura di Dio come ogni animale, ma la fede ci ricorda che siamo stati creati a “immagine e somiglianza di Dio”.

Un’autentica relazione con i nostri cari defunti può essere vissuta unicamente nella preghiera, in modo particolare nella celebrazione Eucaristica, non certo facendo ballare i tavolini o invocando gli spiriti. La preghiera di noi viventi per i defunti è professione della fede, che afferma che la morte fisica non è la fine della vita. C’è sempre “un al di là” ad ogni morte materiale (Gv. 11, 23-26). Per il cristiano non c’è nulla che possa essere escluso dalla sua fede, nemmeno il ricordo dei defunti, ai quali la vita “non è tolta, ma trasformata”.

I legami intessuti tra i credenti per la partecipazione al Corpo e al Sangue del Signore non vengono interrotti dalla morte. E la preghiera ci permette di ravvivarli continuamente. Non si tratta dunque di pregare per influenzare una qualsiasi decisione di Dio nei confronti di chi è morto, bensì di raccomandarlo alla sua misericordia di giudice giusto e di salvatore. Ancora una volta, alla base c’è un legame di solidarietà nell’amore reciproco: preghiamo per i morti perché li amiamo. E sappiamo che anch’essi continuano ad amarci, con un amore ancora più grande di quello che nutrivano per noi nel corso della loro vita terrena, perché non più limitati dalla fragilità della natura umana. Adesso essi amano con la stessa potenza dell’amore di Dio.

Chi desidera unirsi alle nostre preghiere può inviarci i nomi dei cari defunti in tre semplici modi: una lettera via posta indirizzata a Missionari Saveriani, via Tre Fontane 15, 74122, Lama - Taranto; il nostro conto corrente postale accluso al giornalino; una e-mail all’indirizzo: segretsx-ta@gmail.com
Le offerte che ci perverranno sono un gesto generoso di collaborazione all’attività missionaria dei saveriani nel mondo.



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