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Il 2020 che sta per chiudersi ci è scappato via. E siamo sulla soglia di un nuovo anno, ancora in compagnia di questo virus. Ci sarebbe da scoraggiarsi e sembra paradossale augurarsi buon anno. Non lasciamoci prendere dallo sconforto, perché “i nostri giorni sono nelle tue mani” (Salmo 31). È Dio stesso che ha suggerito questa preghiera, Lui che è il Signore della storia. Il Natale, ritornando nel ciclo dell’anno, ce lo ricorda.

Dio conosce quello che ci succede e, senza forzare la nostra libertà, ci accompagna dolcemente nella vita, come un compagno di viaggio. Non cediamo allo sconforto e alla paura, ma coltiviamo la speranza, che è una certezza: nulla ci accade senza che Dio non lo sappia. Come un Padre è al nostro fianco, pronto a sostenerci. Celebriamo, quindi, nella gioia, il Natale e il nuovo anno 2021. Esso si apre nel segno della nascita di un bambino, che è il nostro salvatore.

L’annuncio della notte di Natale è anzitutto un invito: “Non abbiate paura”. Il Natale è la festa della speranza e della gioia: “Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”. Una parola attesa da tempo: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. La speranza si realizza. Fino ad allora era una promessa che aveva sostenuto il popolo nei lunghi anni del deserto, nella conquista della terra promessa, nell’esilio umiliante e poi nel faticoso rientro in patria. Era stato un lunghissimo lockdown. Ma quell’oggi finalmente faceva spuntare la speranza, un’alba luminosa che promette un giorno di luce e di gioia.

E l’Angelo offre un segno strano, paradossale: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,10-12). Chi poteva crederlo? Il bambino avvolto in panni e adagiato nella mangiatoia ci fa riflettere anche oggi. Il nostro Salvatore non è un re, né una guida politica in grado di condurre il popolo alla liberazione. È un bambino inerme, che piange e dorme, povero per di più, e subito oggetto di persecuzione, deve rifugiarsi in Egitto. Questi è il nostro Salvatore!
L’angelo aiuta i pastori a scoprire il senso di quella gioia annunziata. Essa si realizzerà nella passione di Gesù, che produrrà la risurrezione. Così, il Natale ci aiuta a capire il senso dei giorni che stiamo vivendo. Questa strana stagione di paura e attesa non è un castigo, non è un potere cieco che si abbatte su di noi, ma è un cammino da percorrere con Dio, nella fiducia, nella speranza e in comunione con tutti.

Da questa pandemia arriva una lezione di umile accettazione dei nostri limiti e un invito a fidarci di Dio. Con lui, possiamo percorrere le vicende della nostra vita. Se ci fidiamo del Padre e se camminiamo insieme ai nostri fratelli e sorelle, esse produrranno una vita nuova e un mondo migliore. Uniti a Gesù, usciremo anche da questa crisi e allora vedremo come è vero anche per noi l’annuncio dell’Angelo. L’oggi di questo Natale ci apre un tempo nuovo. Gesù è la promessa che, in questa situazione precaria in cui siamo vittime della paura, noi possiamo vedere la salvezza, possiamo crescere in umanità, secondo il disegno di Dio.

Chiediamo a Dio di farci conoscere “qual è la misura dei nostri giorni” (Sal 39,5), per viverli bene e per “giungere alla sapienza del cuore” (Sal 90,12). Nascosti nelle pieghe del tempo, troveremo i tesori che Dio ci prepara: l’amore, la pace e la gioia di essere con Lui. Questo sarà il vero regalo di Natale. Questo è l’augurio di noi saveriani. Buon Natale e felice anno nuovo!



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