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Padre Luigi, superiore generale dei saveriani, racconta il suo viaggio nella nuova missione in Thailandia.

Nel giugno scorso ho visitato i confratelli della Thailandia: una visita speciale, intensa e commovente. Si è trattato, infatti, di definire concretamente il nostro primo impegno apostolico in questa nazione. Terminato lo studio della lingua, il 12 luglio 2014 i primi tre saveriani hanno iniziato il lavoro missionario nella diocesi di Nakhonsawan, una zona molto vasta, al limite con la grande foresta thailandese, ai confini con il Myanmar (Birmania). Condivido con voi alcuni pensieri e sentimenti.

Siamo riconoscenti

Prima di tutto, ringrazio il Signore che ha dato alla nostra famiglia missionaria la gioia di aprire una nuova missione: vedo in questo un dono del fondatore san Guido Conforti. Il suo zelo non conosceva ostacoli e ora protegge e guida i nostri primi passi in questa nuova terra.

Durante la visita, assieme ai confratelli, ho incontrato vari sacerdoti locali: tutti si sono offerti per aiutare i nostri missionari in qualsiasi necessità. Ho incontrato anche alcune comunità religiose femminili, da cui ci è stato assicurato il desiderio di collaborare e di aiutarci vicendevolmente. Uscendo dalla Messa nella chiesa di Mae Sot, una suora mi diceva sottovoce: “Padre, i tuoi confratelli parlano già molto bene. Complimenti. Fa’ loro coraggio e sappi che noi siamo loro vicine”.

Sento il dovere di ringraziare le sorelle saveriane, che ci hanno aiutato in tutto; la comunione con loro ora diventa ancor più necessaria. Ringrazio anche i missionari del Pime, per i quali siamo stati come fratelli, e tuttora ci seguono con consigli utili per il nostro inserimento in Thailandia.

Gente buona e gentile

Sono stato colpito dalla bontà e gentilezza della gente thailandese: un animo nobile appare nei più comuni comportamenti quotidiani, nel tratto, nel modo di parlare, nell’attenzione a ciò che può far piacere all’altro, nella disponibilità all’aiuto quando richiesto. Sono stato testimone di gesti carichi di affetto e gentilezza nei confronti dei nostri confratelli, e non ho potuto far altro che ringraziare il Signore.

I saveriani si trovano quindi a lavorare in un ambiente umano ricco di sensibilità, propenso alla ricerca spirituale, rispettoso dell’uomo di Dio.

Questo è il punto fondamentale: l’uomo di Dio è rispettato, amato, cercato. Sarà nostra gioia il poter testimoniare, con la semplicità della vita e una fede operosa, che Dio è vicino; che Egli non è irraggiungibile, ma presente in mezzo a noi; che nell’amore vicendevole e verso Dio sta la pienezza della vita.

“Non rimanete in casa…”

Abbiamo incontrato anche il vescovo mons. Joseph Pibul, al quale abbiamo espresso la nostra decisione di lavorare nel luogo che egli ci ha indicato. Lui ci ha fatto le seguenti raccomandazioni: “Andate subito a conoscere le famiglie cristiane, perché saranno la vostra forza nell’apostolato; non rimanete chiusi in casa, ma visitate i villaggi e le scuole; state al fianco dei poveri (campi dei profughi e rifugiati eccetera): essi sono gli ambasciatori di Dio, e se non stiamo al loro fianco il nostro lavoro è vano”.

Abbiamo accolto con gratitudine queste parole, che ci offrono un ottimo programma di lavoro.

Anche l’arcivescovo di Bangkok desidera la nostra presenza e ci chiede di lavorare tra gli immigrati dal nord della Thailandia e dal Myanmar, presenti in gran numero nella zona di Samut Sakhon, dove c’è già una parrocchia. Vogliamo provare anche questo, con entusiasmo e un po’ di sano coraggio.

E voi pregate!

E ora chiedo la vostra preghiera per questa missione e per i confratelli che vi lavorano: siate loro vicini, in ogni modo il Signore vi suggerisce, affinché, lavorando con energia e creatività per far conoscere il vangelo, possano anche raccogliere frutti abbondanti.



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