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La parola a p. Luciano, saveriano esperto di dialogo e testimone di nonviolenza.

A Raqqa, nell’Iraq occupato dall'Isis, 13 ragazzi sarebbero stati giustiziati per aver visto in tv la partita della nazionale. Davanti a episodi così violenti e assurdi scatta in noi la reazione: “Come hanno potuto? Sono veri terroristi!”. Ma la violenza non risiede solo in Medio Oriente o in Africa. Sabato 24 gennaio, Cremona è stata un luogo di violenza tra fazioni opposte: solo italiani ed europei.

La violenza si dischiude da un’idea che, al suo nascere, appare sana e bella, ma che non mette radici nella realtà e svolazza nel vuoto gonfiandosi di orgoglio e infallibilità. Al punto di giungere alla violenza distruttiva. In genere è proprio l'idea di libertà che, ignorando la misura del reale, si gonfia in prepotenza e oppressione.

C'è una violenza nascosta che ciascuno di noi può perpetrare, protetto dall'anonimato. L'incendio che distrugge una foresta può essere causato da un mozzicone, gettato con disinvoltura tra le foglie del sottobosco. Ogni sacchetto della spazzatura buttato lungo la strada, ogni sorpasso a velocità sconsiderata è atto di violenza. Piccolo sì, ma anche il mozzicone di sigaretta è germe di violenza.

Nella storia, la religione è stata terreno fertile per la violenza. Anche nella mia religione cattolica ha prosperato la violenza dell'inquisizione. Oggi è l'islam fondamentalista a seminare violenza. Ma ogni religione detiene alcuni “assoluti” che, perdendo la misura del reale, sono micce pronte a esplodere.

Solo se si adora un assoluto si compie un atto di violenza. Il comunismo ateo - albanese, cinese o di ovunque - ha decimato gli oppositori elevando il sistema comunista a culto assoluto. I rivoluzionari della libertée, fraternitée, egalitée hanno inventato la ghigliottina per immolare vittime alla dea “Ragione”.

Il capitalismo assurge il profitto a valore assoluto e gli tributa come culto la sottomissione degli impoveriti.

Per perpetrare atti di violenza l'uomo deve prima assurgere a valore assoluto le sue idee, le mire politiche o sociali. I mafiosi si ricoprono di immagini sacre. Non è una finta: sono segni della religiosità che fa da supporto alla loro violenza.

Beati i mitiperché erediteranno la terra” (Mt 5,5). Non è tanto la mitezza temperamentale, quella di cui parla il vangelo. È la mitezza di vita, di pensiero e di fede. È la mitezza di non corazzarsi di assoluti a cui sacrificare vittime. È la mitezza di credere senza vedere, sentendo che proprio quel non vedere è beato e purificante. “Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12). Se si vedesse Dio, ci si prostrerebbe ad adorare, dimenticando di amarci gli uni gli altri.

Chi vede Dio nella virtù, e ne fa un assoluto, non lo vede più nel peccato e si unirebbe ai giudei per criticare Gesù che stava con i peccatori. Chi lo vede così nel bene, non lo vede più nel male. Chi lo vede così nella salute, non lo vede più nella malattia. Chi lo vede così nella vita, non lo vede più nella morte. E Gesù, morendo, non avrebbe potuto gridare: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).

I fiori di calicanto sono quasi trasparenti e per nulla vistosi. Prima di vederli, ne senti il profumo. La via della fede, seguendo il profumo di ciò che non si vede…

 



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