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Bambini e ragazzi continuano a ridere e scherzare! I sorrisi non mancano, la gente saluta, quasi come se niente fosse. Eppure stanno vivendo in situazioni limite, le notti sono fredde, bagni inesistenti, come casa quattro teli o qualche tenda. Siamo in un campo “profughi”. Le inondazioni dei fiumi alla fine della stagione delle piogge hanno invaso interi quartieri della periferia di N’Djamena. Case crollate, cortili e stanze invasi dall’acqua, strade trasformate in fiumi, si vedono le piroghe circolare. Sembra di essere… a Venezia!

Celebro l’Eucaristia con loro sotto un albero, tra le tende. Una sessantina di persone si avvicina. Qualche stuoia, delle panche vengono fuori dalla tendopoli, un tavolino che rischia di sfasciarsi da un momento all’altro e che mi serve da altare. Fischia un vento forte e fresco che fa volare tutto. Si prega con fervore: sono venuti (le autorità) a fare un giro e poi sono partiti. Nessuno aspetta nulla dal governo o dall’amministrazione. Siamo abituati alle promesse. Ci resta solo Dio. Che commento possiamo fare alla Parola della domenica? Quale “buona notizia” in una situazione del genere? Denuncio le negligenze dell’amministrazione. Il canale che avrebbe dovuto contenere le acque di esondazione dei fiumi non è stato mantenuto come necessario. Non solo. Questa gente è già stata vittima nel 2013 dello stesso fenomeno ed è stata spostata qui, dove non avrebbe dovuto starci. La parte più alta della zona destinata agli sfollati è stata venduta a una società. La gente ha ricevuto degli spazi nel settore più basso. Ed eccoci ancora da capo.

La buona notizia sarebbe la fine del loro calvario quotidiano. Per fortuna “Corona” - come definiscono il Covid-19 - non ha infierito in Ciad. Almeno quello! Ma immaginatevi le condizioni d’igiene, la malaria, il tifo e tutto il resto nei campi degli sfollati (ce n’è un altro a poca distanza). Eppure, le giovani madri sono sempre felici di mettere al mondo una nuova creatura, perché una nascita porta sempre festa!
Non mi resta che augurare una buona Pasqua a tutti voi. Padre Marco Bertoni e l’ultimo arrivato p. Aimé Nshole (congolese) vi salutano insieme a me. Ogni bene a voi!



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