L’auto fende il caldo di un pomeriggio di mezza estate. Il climatizzatore permette di serrare i finestrini e viaggiare… in una bolla. L’aspetto positivo è la buona fruizione dell’emittente radiofonica su cui sono sintonizzato. Durante una trasmissione, intervistano la scrittrice e conduttrice radiofonica Susanna Tartaro. Presenta il suo nuovo libro “La non mamma”. Spiega, tra gli altri aspetti, come ci si sente a non aver vissuto il dono della maternità, come si appare agli occhi delle altre donne-mamme, quali sono i valori che comunque riempiono di significato la sua vita. Sì perché, ci sarà sempre qualcuno che dirà: “Tu, non puoi capire!”, escludendo da un mondo, da una consuetudine, da una naturale tradizione. L’accusa velata è di mancare di qualcosa, di non avere le carte in regola per imporsi a 360 gradi.
Quanto sono piene le nostre vite di queste convenzioni? Sembra un paradosso, ma anche la gioia più grande, diventare genitori e ancor più madre, può portare ad emarginare. Se non nelle intenzioni, almeno nel pensiero. E, considerati i dati che dipingono il nostro Paese sempre più vecchio (nascite al minimo dall’Unità d’Italia!), forse dovremmo considerare maggiormente le non mamme e i non papà (per tutti i motivi possibili) del nostro tempo. È come se le nostre vite fossero scandite da tappe imprescindibili, con caselle da occupare che ti proiettano all’interno di cerchi d’appartenenza. Se sbagli un passaggio, sei fuori. E chi è fuori vive come normale tutto questo, spesso passando a un’autoesclusione volontaria. Capita in ambito lavorativo, succede nello sviluppo delle nostre esistenze. E allora un prete di famiglia cosa capisce, una donna senza figli non ha il vissuto per, chi non lavora non potrà mai comprendere e chi lavora lo fa sempre troppo o troppo poco. Ogni motivazione è buona per partecipare al gioco dell’esclusione dai cerchi, talvolta inconscia o non voluta, altre più consapevole. Se consideriamo la “Fratelli tutti” solo un’Enciclica utile per rapportarci tra il nostro mondo e quello di chi viene da fuori, avremo una visione parziale. L’inclusione e il prendersi cura partono da qui, dai nostri paesi, territori e città, dalle persone che ci sono accanto, dai giudizi che ci concediamo con eccessiva disinvoltura.