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I saveriani di Brescia presentano mons. Oscar Romero

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Per mons. Romero la verità non è stata una pacifica espressione della sua onestà. È stata la reazione a coloro che soffocano la verità nella ingiustizia. C’è un’ingiustizia strutturale a livello di nazioni, potenze e continenti. È un vero furto dei diritti e dei beni dei più deboli. Mons. Romero ha denunciato la ricchezza e la proprietà privata ritenuta intangibile, mostrando che era frutto di razzie o di appropriazioni indebite.

Ha anche denunciato che, per poter continuare a depredare o a mantenere ciò che avevano depredato, spesso i potenti ricorrevano alla violenza attraverso arresti arbitrari, sparizioni, torture e perfino morti violente, ingiuste e crudeli: “Stanno massacrando la parte organizzata del nostro popolo perché escono ordinatamente per strada a chiedere giustizia e libertà” (27 gennaio 1980). “La violenza, l’omicidio e la tortura… questo è l’impero dell’inferno” (1º luglio 1979). L’arcivescovo mostrava l’occultamento della verità da parte di chi stava dalla parte dei potenti: “Abbondano coloro che hanno la penna ben pagata e la parola venduta” (18 febbraio 1979), e “i mezzi di comunicazione sono manipolati, molto manipolati” (18 febbraio 1979).

Aveva ragione il contadino nell’affermare che mons. Romero ha difeso i poveri, difendendo la loro vita e fermando la morte. Ha promosso servizi di assistenza legale, ha aperto il seminario ai profughi di Chalatenango, ha raccolto i cadaveri. Ha chiesto ai giudici di essere realmente operatori di giustizia e all’Università centroamericana di esprimere “tutti i mali” che affliggevano i poveri. Le sue Lettere pastorali hanno cercato di rispondere, con coscienza cristiana, a un sistema di produzione di ricchezza che generava una tragica povertà per molti.
Il giorno prima della morte ha spiegato come preparava le omelie domenicali: “Durante la settimana, mentre vado raccogliendo il clamore del popolo e il dolore per tanti crimini, chiedo al Signore di darmi la parola opportuna per consolare, per denunciare, per chiamare al pentimento. E anche se continuo a essere una voce che grida nel deserto, so che la chiesa sta facendo lo sforzo per adempiere alla sua missione” (23 marzo 1980). E per questo l’hanno ucciso.

Mons. Romero rivive nei chiostri di San Cristo con una mostra fotografica composta da 16 pannelli, edita dall’Emi (Editrice missionaria italiana) e fornita dal Centro Romero dell’Uca di El Salvador. Illustrano la sua vita attraverso le tappe più significative della sua esperienza: formazione, vicende storiche del Salvador negli anni Sessanta e Settanta, i rapporti con i pontefici, le difficoltà in patria, l'impegno a fianco del suo popolo oppresso. Ogni pannello presenta frasi, pensieri, annotazioni di Romero e anche voci significative che lo hanno conosciuto e stimato, come Ignacio Ellacuria, Jon Sobrino, Pedro Casaldaliga, Gustavo Gutierrez.
La mostra sarà inaugurata mercoledì 6 marzo e resterà aperta fino al 17 aprile. Scuole e gruppi, potranno visitarla il mercoledì, venerdì e sabato dalle 9 alle 12.30; per tutti gli altri lunedì, martedì, giovedì dalle 9 alle 12,30 e dalle 14 alle 18. Per informazioni: 030 3772780; accoglienzabrescia@saveriani.it



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