Ha ancora senso il “nostro” Natale?
Caro direttore,
quest’anno va peggio del solito: la crisi investe tante famiglie, praticamente tutte le famiglie normali che io conosco; stiamo boccheggiando, con la sensazione di tirare l’ultimo respiro; non sappiamo più cosa e dove tagliare nello sforzo di restare a galla…
Ma le luci e gli addobbi sui negozi, sui supermercati e lungo le strade e i viali delle città e dei paesi sono stati messi su fin da metà novembre, per avvertirci che Natale è vicino. Anche quest’anno gli angeli canteranno: “Pace e amore agli uomini di buona volontà!”, ma il mondo è pieno di guerre e le nostre società si riempiono di odio e di violenze, anche in nome della religione.
I pochi “fortunati” che possono permetterselo, non vedono l’ora che arrivino le “feste” per godersi la settimana bianca in montagna o la settimana azzurra in qualche mare esotico, spendendo una fortuna. Chi non può, resterà a casa, se non l’ha persa per le alluvioni e le frane d’autunno…
Tanti si metteranno in fila alla Caritas per avere una coperta e un piatto caldo. Mi domando: che senso ha un Natale così?
Giuseppe, via e-mail
Caro Giuseppe,
la tua lettera è tremendamente realistica, drammaticamente vera. Inutile negare che il mondo non sta andando bene. E noi missionari potremmo allungare all’infinito “la lista” dei mali e delle sofferenze che affliggono questa nostra umanità - ebola, persecuzioni, decapitazioni, disastri ambientali… - senza tuttavia riuscire a completare l’elenco.
Ed è giusto che ci facciamo le grandi domande: perché tanto spreco, perché tanta corruzione, perché ci sono sempre tanti soldi per le guerre e non si trovano mai i soldi da investire per la pace…? Ha ancora una volta ragione il nostro papa Francesco: “Costruire la pace è difficile; ma vivere in guerra è un tormento!”.
Proprio per tutto questo, caro Giuseppe, il Natale ha ancora un senso: un senso ancora più profondo, come le esigenze profonde dell’umanità di oggi. Il vero Natale è tutto contro-corrente. È il vero “segno di contraddizione”:
è la pace contro la guerra; è l’amore contro l’odio; è il perdono contro la violenza; è la condivisione contro l’egoismo; è la buona volontà contro l’indifferenza…
Proprio così: il vero Natale è pieno di buona volontà, perché Dio non si arrende e ci chiama a collaborare per costruire un mondo diverso; è pieno di speranza, perché il Salvatore è con noi, nella povertà e nella mitezza. Non dobbiamo “consumare” il Natale. Dobbiamo viverlo e meditarlo, come Maria che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà non sanno arrendersi di fronte alle difficoltà: vogliono provarci ancora.
Perché “nulla è impossibile a Dio”, se noi collaboriamo con lui, almeno un po’. Diamoci il coraggio della speranza!
p. Marcello, sx