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Caro p. Gerardo, ti ricordi quando ci siamo visti l’ultima volta al GAMS di Cremona? Era il 5 febbraio, il mio compleanno, e tu mi hai regalato un prezioso rosario missionario. È stata l’eredità che mi hai lasciato.
Chi l’avrebbe detto che, da lì a poco, lo avrei utilizzato più volte al giorno per pregare contro la terribile “pandemia” che ci ha privato della tua presenza terrena?

Nella tua ultima omelia al GAMS di Cremona ci hai esortato a pregare e a glorificare incessantemente Dio. Ma come possiamo farlo - ti chiesi - così occupati dalle nostre faccende quotidiane, dai nostri affetti, dal nostro lavoro? Mi hai risposto invitandoci a farlo anche in questi frangenti… Proprio in mezzo alle nostre mille occupazioni quotidiane, il pensiero fisso su Dio sarebbe stato il fulcro del nostro agire e ci avrebbe dato nuovo vigore.
Dal 21 febbraio i ritmi non funzionano più così: sono paurosamente rallentati e la paura del “nemico invisibile” ci attanaglia. Il nostro “fare” smisurato non è servito a nasconderci quanto siamo poveri, fragili, indifesi, vulnerabili. La preghiera è diventata un’esigenza, una medicina salvavita, un cibo ristoratore per l’anima e il corpo.

Così è stato anche per me e mio marito che ci siamo ammalati subito e per due settimane non abbiamo lasciato il letto. Lasciati soli, ci siamo affidati all’intercessione del santo medico Giuseppe Moscati. Coronavirus? Dai sintomi, probabilmente sì, ma noi non facciamo statistica come i saveriani a Parma, vittime innocenti di un sistema sanitario che dovrebbe prendersi cura delle persone.

Caro p. Gerardo, ci saremmo sentiti probabilmente prima del 18 marzo, data fissata per l’incontro mensile a Cremona, per trovare qualche alternativa per l’animazione missionaria a distanza. Questa telefonata non c’è stata perché tu eri già ammalato e stavi offrendo le tue sofferenze per gli ideali saveriani: fare del mondo una sola famiglia, senza alcuna distinzione.
In questi ultimi anni, in cui hai seguito il GAMS di Cremona, ci hai insegnato ad avere uno sguardo aperto sul mondo, a perseguire sempre l’equità e la giustizia, a essere operatori di pace… insomma, a essere missionari! Amavi ripetere, infatti, che il Battesimo ci ha resi tutti missionari!

Condividevi con noi la sofferenza per la chiusura della casa saveriana di Cremona, a te tanto cara e ora, dopo la tua salita al Cielo, ci ritroviamo nuovamente “orfani”. Che ne sarà di noi? Io sono certa che la tua caparbietà, lassù in Paradiso, ci aiuterà a mantenere vivo il carisma saveriano nella diocesi cremonese.
Mi viene spontaneo pensare alle parole di Paolo in 2Corinzi 5,17: “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. È con questo messaggio di Speranza cristiana che vorrei salutarti, anche a nome di tutti gli amici del GAMS di Cremona che, grazie alla preghiera, continueranno a dialogare con te. Ci aggiorniamo al prossimo incontro al Civico 81 di via Bonomelli: non mancare!



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