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Animazione Missionaria e Vocazionale

Desio (MB)


  • Via Don Milani, 2 20832 Desio MB

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  • 0362 632267
  • desio@saveriani.it
  • C/C Postale: 00358200
  • IBAN: IT 71F06230 33100 000046222194 (Cariparma Credit Agricole, Desio)
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Presentazione

La nostra casa vuole dunque essere “spazio aperto” di condivisione con la famiglia saveriana, composta dai missionari saveriani, dalle missionarie saveriane e dai laici saveriani. Insieme incroceremo cammini di vita alla luce di Cristo con un grande desiderio di felicità e di pace.

Cdesio celebrazionei rispecchieremo in tanti popoli con i loro volti, le loro storie e con le sfide come la pace, la giustizia, il dialogo interreligioso e interculturale, la salvaguardia del creato.

Qui, dall’inizio alla fine, la missione è intesa come incontro tra persone in Cristo che, secondo continenti, modalità e tempi diversi, suscita sfide, accende il cuore di desideri e porta a formulare progetti.

Offriamo, dunque, strumenti di animazione, itinerari e proposte di formazione, incontri di Spiritualità alla luce del Vangelo, l’ascolto di testimoni, di missionari che hanno già fatto la loro scelta di vita accanto agli ultimi del mondo.

Insieme, ci collegheremo con tante persone già impegnate nella diffusione del Vangelo e anche noi potremo scoprire cammini per farlo a partire dal nostro territorio, dal nostro ambiente lavorativo, scolastico o universitario, per essere anche noi proiettati verso gli altri… “fino agli estremi confini della terra!

Quel sassolino che infrange la bella vetrina

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Un sassolino o una scheggia ha infranto la vetrina del negozio all'angolo di questa via con Corso Garibaldi, una delle sedi della movida milanese. Si tratta di un negozio che di mese in mese viene affittato per mettere in bella mostra le eccellenze del momento, a volte della moda, a volte della prelibatezza dolciaria. In questa settimana della moda, a fare la bella comparsa sono gli stivaletti di pelle per le signore. Ma un sassolino o una scheggia ha infranto la vetrina, rompendo l'incanto.

Uno dei drammi di questo momento storico è l'immigrazione clandestina.

Da tempo riguardo a questo dramma è stata allestita una vetrina ufficiale che svela chi è il colpevole di questo terribile situazione: sono gli scafisti, i trafficanti di carne umana. Tutti d'accordo: gli scafisti sono veri criminali, sanguisughe dell'ultimo centesimo dei disperati. Se li abbattiamo, abbiamo risolto! proclama la scritta della vetrina.

"La barca l'abbiamo comprata noi. Abbiamo raccolto i soldi e pagato 45 mila dinari per prendere la barca e 10 taniche, da 20 litri, di carburante". Così 25 giovani tunisini, tra cui 4 donne e un minore sbarcati a Lampedusa. Immigrati sbarcati senza i trafficanti di carne umana? La scheggia ha rotto la vetrina allestita. Si deve ripartire da capo. Ma non tanto da lontano, bensì da vicino.

Cosa farebbe ciascuno di noi qualora avesse un'estrema fame di cibo e di libertà?

Il sassolino o la scheggia che smonta le messe in scena è il ritorno a considerare il problema vivendolo in prima persona nella propria carne. Tutte le conoscenze che non nascono dalla propria esperienza sono vetrine allestite dalla mente. Uno può non aver mai sofferto la fame, tuttavia ciascuno ha conosciuto una qualche sofferenza che fu ed è tutta sua, non scaricabile su altri. E' la sofferenza che lo costringe a passare per la cruna dell'ago, solo e nudo nella sua essenza. Chi non ha ancora provato l'esperienza dell'essere solo, nudo nella propria essenza, non è autorizzato a sentenziare su chi invece in tale esperienza è immerso. Piuttosto deve ascoltare chi il dramma lo sta vivendo nella sua carne, e farsi dire da chi soffre la misura della sua sofferenza. Tante politiche per porre rimedio a un problema sono fuori posto, senza concretezza, campate in aria come si suole dire. Sono grida gridate in piazza.

Anche la morte sul lavoro non trova vera e concreta soluzione dal semplice gridare: Mai più morte sul lavoro!, come ci fosse l'interruttore magico che, girato, magicamente risolve. Ogni lavoro comporta il pericolo della vita. Pericolo? Oppure grado massimo di fedeltà e di dedizione?
La partoriente, il medico, il carabiniere, l'insegnante, il politico, il sacerdote, il missionario, l'esploratore, l'artista e tutte e quante le professioni possono comportare l'offerta della vita. Alcuni hanno salvato persone a loro sconosciute dalla furia del mare e in cambio hanno offerto la loro vita. Sono vittime? Oppure martiri della loro missione, della loro solidarietà, della loro dignità
umana?

Tuttavia è doverososissimo un avvertimento: Mettiamo in atto tutta l'attenzione per custodire la vita.

Lo chiedono i bambini che ogni sera aspettano il ritorno a casa di papà e mamma, ambedue sani. E' da questa attenzione anzitutto personale e quindi sociale la sicurezza sul lavoro. Ed è pure da questa attenzione messa in atto con tutto il cuore che qualora ci fosse chiesto l'offerta della vita, tale offerta possiamo compierla in semplicità e perfino con lievità, come un gesto che rimane vita quotidiana.

Come l'immigrato magrebino che dopo aver salvato due adolescenti italiani in pericolo di annegamento nel Ticino, ormai stremato di forze si è offerto all'onda del fiume. E' un episodio di una decina di anni fa', ma mi è ancora presente. Grazie, fratello magrebino!

Altri immigrati clandestini commettono delitti! Sì, e proprio per questo che la prima attenzione da mettere in atto al loro arrivo non sia proprio l'ascoltare qual'è l'intenzione che li ha spinti a dare gli ultimi soldi a criminali scafisti e salpare il mare? E quindi ascoltare chi li potrebbe accogliere con reciproco profitto? Impegno gravoso per chi non riconosce che questo è il momento storico che stiamo vivendo e ritarda in tempi passati; invece è semplicemente l'attenzione del vivere il presente storico per chi è attento a leggere il segno dei tempi.

Papa Francesco aveva esortato le comunità parrocchiali ad accogliere ciascuna qualche immigrato. Stupenda vetrina! Ma anche qui un qualche sassolino o una qualche scheggia ha infranto la bella visione. Non che la visione non sia quella autentica; ma piuttosto dobbiamo chiederci se la comunità cristiane nascono dal battesimo agli infanti e dalla prima comunione a 10 anni e dalla cresima a 12 con regali e feste, oppure da un cammino di conversione rinnovato ogni giorno. Dopo tutto, questo sassolino o questa scheggia sono liberatori: sono la prova che un soffio divino è in noi e non ci dà mai pace finché con la nostra essenza passiamo la cruna dell'ago.

Ci basta questa essenza: "Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" (1 Gv 4,12).

p. Luciano.


  • Pulitori dei vetri al grattacielo Unicredit, Piazza Aulenti, Milano (foto di L.M.)


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