Un nuovo modo di evangelizzare, di farsi vicino a chi è un po’ lontano. Se non vengono in chiesa, la chiesa va da loro. E’ la geniale idea di don Totoni, parroco di Bitti, in Barbagia (Sardegna). Come Gesù che andava dove c’era la gente, così il parroco (già missionario in Argentina) si è detto che la gente che frequenta i bar di Bitti (24!), ha bisogno di una “rinfrescata” di Vangelo. L’accoglienza di questa iniziativa (iniziata nel 2022) è stata vista positivamente dai partecipanti (da un minimo di 10 fino a 20-25, ogni sera alle 19). Lo scorso anno don Totoni ha parlato del Gesù storico, partendo dalla domanda “la gente cosa pensa, cosa dice che io sia?”. Gesù è ancora vivo, mente i grandi personaggi della storia sono passati. Lui ha mostrato un nuovo modo di vivere “la fraternità universale” (vedi “Fratelli tutti” di papa Francesco). E’ un’idea rivoluzionaria ai suoi tempi, soprattutto riguardo alle donne e ai bambini. Ha dato importanza a ogni singola persona. Si potrebbe dire che è stato il primo “sindacalista” della storia che si occupa delle persone povere, in particolare delle vedove e degli orfani. Quest’anno invece il tema è stata la Resurrezione di Gesù, perché io credo che Gesù è risorto ed è vivo in mezzo a noi. E per affermare questo, ha portato tre elementi che ci possono far riflettere. 1. La TOMBA VUOTA (Lc 24,1-10). Come mai Gesù non è più nel sepolcro?. 2. I TESTIMONI (Mc 16,9-14). Dichiarano di averlo visto vivo e la loro vita è trasformata, dopo l’incontro con Lui. 3. CAMBIAMENTO (Prima avevano paura, ora dicono a tutti che Gesù è vivo e arrivano a donare la loro vita per lui, nel martirio). Certo la resurrezione rimane un fatto di fede. Ci fidiamo di Lui, anche se è difficile. E quindi l’esperienza di chiesa nell’incontro settimanale dell’Eucarestia (la domenica, giorno del Signore) ci dà forza per testimioniarLo a tutti. Gesù ci propone il grande comandamento dell’amore (Gv 15,12: amatevi come io vi ho amato), e lo vediamo nella croce (Gv 15,13: non c’è amore più grande di chi da la vita). Dopo tre quarti d’ora di catechesi, seguita con attenzione, si è concretizzato anche l’altra parte del titolo: si è passato a condividere l’invito (mangiare e bere…birra). Una bella esperienza che può aiutare ad andare incontro a chi, per motivi vari, non ha tempo-voglia-entusiasmo di riflettere sulla fede ricevuta che deve diventare testimonianza. (p.Oliviero)