Hai mai guardato negli occhi una mamma africana? Se fai attenzione, vi puoi trovare tante cose, tante storie. Insomma una vita, vissuta nella fatica, ma con gioia. Io le avevo viste solo nelle fotografie o in qualche video. Ma ora che ci sono stato per 13 anni nei loro villaggi, ho capito che il Signore ha messo in loro tanto amore che esce da tutte loro stesse. Vederle al mattino presto partire per andare a lavorare nei campi, tutte ammassate in una camionetta, sentirle cantare durante il viaggio e vederle lavorare sotto il sole, è qualcosa di speciale che obbliga a riflettere e a chiedersi da dove prendono la forza per andare avanti ogni giorno. Non le ho mai sentite lamentarsi. Certo, confidavano i loro problemi, le loro difficoltà, ma con un sorriso che rendeva i loro occhi dei gioielli, un qualcosa che ti dava forza e coraggio. Se loro, mi dicevo io, con tutte queste difficoltà, riescono ad andare avanti, che diritto ho io di lamentarmi? Passando nelle loro case e vederle preparare il pasto per tutta la famiglia, dare attenzione ai figli più piccoli,(aiutate dalle figlie più grandi), vederle andare al fiume a raccogliere l’acqua in bidoncini di plastica di venti litri (portati in equilibrio sulla testa)….insomma uno spettacolo a cielo aperto…E poi, pestare la manioca fino a ridurla a una farina bianca e nel frattempo cantare, Poi metterla a bollire in una grossa pentola e girarla fino a quando era pronta. Poi versarla in un grande piatto e portarla a chi aveva fame. Loro nel frattempo preparavano il sugo, in cui sarebbe stata intinta e un po’ di carne o di erbe cotte. Tutti avevano fame, anche i bambini a cui davano un piatto più piccolo e in cui tutti prendevano in silenzio e velocemente. E loro? Avrebbero mangiato dopo. Intanto erano felici di vedere che tutti apprezzavano il loro lavoro che continuava dopo fino alla sera. E finalmente potevano riposarsi per iniziare poi un’altra giornata. Ma il giorno più bello era la domenica, quando partecipavano alla messa in parrocchia. Allora nessuno le poteva più fermare: cantare, danzare, insomma fare uscire la gioia di stare insieme, condividendo lo medesima fede nel Cristo risorto, e la gioia di sentirsi vicino alla Sua mamma Maria.E non trascuravano di visitare gli ammalati,i poveri, portando loro qualcosa per farli sentire felici. E poi…sarebbe lungo da descrivere quello che ho visto e ho provato nel mio cuore. Un’ultima cosa: sentire il loro grazie anche ai tuoi genitori che ti avevano permesso di venire in mezzo a loro. Ti consideravano come un loro figlio venuto da lontano, a cui confidare un po’ della loro vita. Ma chi ha ricevuto di più, sono stato io. Mi hanno adottato e così mi sono sentito a casa mia.