Ci sono tanti modi per imparare una lingua nuova. Si può andare a scuola, seguire dei programmi via internet, dialogare con qualcuno, arrangiarsi con le cuffie e dischi-cassette…però poi bisogna cominciare a parlarla. Lo sapete quali sono i migliori maestri, severi ma comprensivi? Sono i bambini. Ed è quello che è successo a me, quando sono arrivato in Congo. Abbiamo fatto tre mesi di scuola con un maestro locale. Poi ci hanno mandato in una parrocchia: chi sulla montagna, altri nella città. A me è toccato di andare sulle rive del lago Tanganika, nella parrocchia di Baraka. Naturalmente ero fiero di saper parlare il kiswahili. Per questo il parroco mi ha chiesto di preparare la predica, scritta, e di presiedere la messa domenicale. Facile a dirsi, ma quando bisogna scrivere e tradurre nella nuova lingua le idee che avevo in testa, cominciavano i problemi. Non bastava tradurre letteralmente le parole, ma bisognava piano piano entrare nella mentalità africana, insomma cercare di farsi capire. All’inizio era una paginetta. Vedevo la gente che sorrideva, quando parlavo, forse per incoraggiarmi. E così piano piano iniziava il tirocinio con la nuova lingua. Durante la settimana, uscendo dalla porta dal cancello della casa, mi sedevo sul muretto e cercavo di scrivere qualcosa. Ero così concentrato, che non mi sono accorto che erano arrivati dei bambini. Sentivo che bisbigliavano, anzi qualcuno rideva, guardandomi. Alzo la testa e chiedo: “nini?(cosa c’è)”. Mi dicono in coro “jambo, padiri (buongiorno padre). Tulisikia kiswahili cyako (abbiamo sentito il tuo kiswahili). Utuhurumie (perdonaci). Ungaliki mbali (sei ancora molto lontano). Haitoshi kujifunza (non basta studiare). Uanze kusema (comincia a parlare)”. Qualcuno, birbantello comincia a ridere. Uno dei più grandi gli dice “Acha, kucheka(smettila di ridere). Inafaa kusaidia padiri (dobbiamo aiutare il padre”. E rivolto a me, dice: “ se sei d’accordo), utufuate (seguici). Tunaenda kujua kijiji chetu (andiamo a conoscere il nostro villaggio)”. E così, umilmente e piano piano, ho cominciato a sentirmi a casa mia, aiutato dai maestri bambini, E per merito loro, a distanza di 40 anni (sono arrivato a inizio 1984 nella parrocchia) mi ricordo ancora la lingua, perché è entrata dentro me. A volte mi capita, che non mi viene la parola italiana, ma quella in kiswahili o in francese viene spontanea. Sono stato un buon allievo e promosso a pieni voti? Non lo so, ma quella lingua mi è piaciuta e mi piace ancora. Basta avere dei bravi maestri.