In occasione del mese missionario, vorrei presentarvi un articolo che ho scritto quando mi trovavo nella grande periferia di Belem, in Amazzonia. Rispondevo a una scolaresca del mio paese.
Cari bambini, nell’ultima letterina mi avete comunicato che un vostro compagno ha ricevuto il dono di una sorellina e insieme avete ringraziato Gesù per il bel regalo fatto al vostro amico. È sempre straordinario quando nasce un bambino, ma è anche occasione di grande tristezza quando uno muore. Qualche giorno fa il mio confratello p. Dario, missionario a São Felix, in piena foresta, mi ha telefonato pregandomi di andare all’aeroporto per ricevere Iria, una bambina di sei anni, molto malata. Era accompagnata dal nonno. Insieme, abbiamo raggiunto l’ospedale, dove suor Dolores, capo sala, ci ha ricevuti.
In quel periodo, ero l’economo della regione, però trovavo sempre un momento per fare una breve visita alla piccola. Mentre tornavo a casa a piedi, recitavo il rosario e chiedevo alla Madonna la grazia che Iria potesse tornare guarita tra la sua gente, nella foresta amazzonica. Una sera, dopo averle fatto una breve visita, mi ritirai nella casa dei missionari, un po’ preoccupato, avendola vista più stanca. Mi ero appena addormentato quando, a mezzanotte, l’infermiera di turno mi invitava urgentemente in ospedale. Entrai nella stanza, mentre due infermiere già stavano vestendo di bianco la piccola Iria, spirata da poco. Mentre la benedicevo, chiedevo a Gesù e a Maria che accogliessero nel loro abbraccio quel piccolo angelo e che proteggessero tutti i bambini innocenti.
Il giorno seguente, abbiamo portato Iria al cimitero di Belém. Conclusa la benedizione, ho notato che nella fossa c’erano circa 20 centimetri di acqua. Pensavo: “Davanti a una morte come questa, attraverso la pioggia, anche il cielo piangeva”.