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Le segrete del convento

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La immaginazione popolare ha spesso raccontato di fantasiosi passaggi segreti tra il convento e il castello, risalenti anche ad epoca romana con riferimento al confinante Teatro del Foro. In effetti esiste un passaggio sotterraneo al castello partente dalla Pusterla aperto a visite di gruppo, ma San Cristo non rientra nel giro.

Sotto il cortile piuttosto esistono le antiche cantine, voltate su pilastri in mattone: potrebbero servire a miglior uso una volta liberate del materiale che le riempie. Durante il restauro delle murature dell 'edificio invece di allontanare il materiale di scarico fuori città, risultò più facile gettarlo sotto per una apertura nel pavimento del cortile.Questi spazi erano destinati evidentemente a conservare le derrate alimentari della comunità religiosa, come l'olio, il grano, il vino, in particolare la famosa acquavite che aveva dato rinomanza ai frati insieme agli estratti di erbe per curare le malattie, tutti preparati nella distilleria soprastante nella attuale portineria.

Le precede una stanza dal soffitto a vele con traccia di affresco, forse una Madonna del Latte, probabile luogo di preghiera che dà sulla salita esterna con una finestrella e una porta ora murata e parzialmente interrata. Potrebbe trattarsi della scomparsa cappella di S. Bartolomeo. E' noto che il popolo ricorreva a questo santo, scorticato vivo secondo tradizione, e per questo invocato nei casi di peste, ma ancor più per le malattie della testa e della  psiche, in parole povere per i disturbati mentali.

Anche l'attuale cappella interna del terzo chiostro (anticamente ORATORIUM S. HIERONYMI) insiste sul vuoto del terreno. Tutto il sotterraneo del convento deve essere un colabrodo, se si pensa che ancora fino a pochi anni fa gli scarichi delle acque erano a perdere. Solo negli anni novanta è stata messa a norma la canalizzazione degli scoli. L' acqua piovana del chiostro della chiesa veniva convogliata in una cisterna posta di fronte alla porta del chiostro: serviva per le pulizie generali della chiesa e degli ambienti del portico.

Per l' acqua potabile c' era un serbatoio ora adibito a cantina accanto alla cucina sotto il parco. Si tratta di una vasta stanza a base quadrata con soffitto voltato a cupola munita di  lucernario che emerge a livello del terreno risalente probabilmente al Seicento. Essa comunica con un ambiente retrostante più basso che ne aumenta la capienza. Le pareti a tenuta stagna trattenevano l' acqua che filtrava dal terreno del Castello, sempre limpida e fresca grazie anche alla favorevole posizione a tramontana nel viridario, vicino ai resti della cappella di S. Pietro in Ripa. (da testimonianza di Fr. Renato Atzori).


     Come tutte le chiese, San Cristo serviva da luogo di sepoltura non soltanto per la nobiltà, in primis i Martinengo che lo finanziarono. Sotto il pavimento, ora non più accessibile dopo l' impianto del nuovo riscaldamento, sia i Gesuati che i Francescani Zoccolanti presenti fino al periodo napoleonico hanno seppellito i loro defunti, depositandoli sul pavimento con semplicità nel loro saio abituale, senza teli o casse da morto. Alcuni sono stati trovati seduti, altri appoggiati alla parete o giacenti per terra ormai in stato di avanzata mummificazione, fino a quando a contatto dell'aria si sono polverizzati. Nel 1974 il prefetto-assistente Rino Benzoni sollevando la botola di una tomba davanti all' altare vicino alla cappella della Vergine si trovò davanti la figura di un nobile ancora intatto nei pizzi dell' abito, probabilmente il Flaminius Ugonius uomo generoso che "pur dovendo essere sepolto altrove, la devozione ha voluto qui" come si legge sulla lapide ora al centro del sagrato.

Tutte le ossa sono state raccolte in una cassa comune e poste sotto il presbiterio insieme a quelle del beato Ballardini, come spiegato nel capitolo sui Frati Minori. Non sono state manomesse la tomba di mons. Capretti e quella del dotto letterato Mazzucchelli e consorte, perchè le loro lapidi non rappresentavano pericolo di inciampo.

Le tre cappelle laterali invece hanno conservato le fosse chiuse da lapidi. La cappella di centro in particolare ha due sezioni, una per gli associati maschi e l'altra per le donne della Confraternita, mentre la vicina cappella di Lourdes mantiene davanti all'altare la lastra tombale della famiglia Pedersoli. Alcune mappe del settecento indicano la presenza di sepolture anche nel terreno del chiostro della chiesa, non si sa se riferibili alle lastre segate a metà, ora collocate negli intercolumni.

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