Con la Domenica delle Palme, inizia la Settimana Santa che ci fa rivivere il mistero della Redenzione. Gesù ci rimette nella via della Verità che ci ricongiunge alla Vita. Spezzare le catene del peccato è un’immagine potente che ci aiuta a capire la nostra condizione di prigionieri, di schiavi del Maligno.
Gesù ci riporta all’incontro con Dio Padre. Con la sua Resurrezione, Egli, oltre che riscattarci dalla schiavitù del Maligno, ha promesso a chi crede in Lui, e segue le sue orme nell'ascolto e nella concretizzazione della sua Parola, il dono del suo Spirito per poter resistere alle lusinghe di Satana ed entrare nella gioia degli amici di Gesù.
In questi ultimi giorni, nelle preghiere liturgiche, ricorrono spesso le parole: voce, sacrificio, tentazione, passione, morte e Risurrezione. All’inizio della preghiera del Breviario, l’antifona dice: “Venite, adoriamo Cristo Signore; per noi ha sofferto tentazione e morte… Ascoltate, oggi, la voce del Signore: non indurite il vostro cuore”.
Il vero nemico nella nostra vita è lo stesso che tentò Gesù nel deserto. Le tentazioni erano rivolte all'uomo Gesù. E le risposte di Cristo sono le stesse che anche noi potremmo fornire a Satana. Sono le risposte dell'uomo giusto, timorato di Dio, che vive nella sua Grazia: “Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio...”. Già nella seconda tentazione emerge l'idea che il discepolo non deve chiedere miracoli, ma si deve fidare di Dio (“sta scritto che non tenterai il Signore Dio tuo”). È alla terza tentazione che il demonio non può più aver dubbi sulla fedeltà di Cristo (“Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”).
Il cristiano non ha altro Dio se non il Dio di Gesù Cristo. È difficile resistere alla tentazione del potere: “Guarda tutto quello che esiste nel mondo, ricchezze, potere, regni, tutto quello che è mio te lo do se mi riconoscerai come tuo dio”. Guardando la nostra breve storia conosciuta, poche migliaia di anni, ci rendiamo conto di come l'uomo si sia fatto ingannare e riempire il cuore di cose vane. La sofferenza che sfioriamo nei libri di storia e quella più viva dei profughi delle guerre, degli emigranti economici, della violenza, delle risorse che dovrebbero essere, ci appare ogni giorno alla televisione, sul web, sui giornali più tragica e grave che mai.
Gesù non è Adamo ed Eva e niente potrà distoglierlo dall'Amore del Padre perché lui e il Padre sono una cosa sola. Davanti a noi ci sono due cammini: quello del Bene e quello del Male, quello della Vita e quello della Morte…”. A noi la scelta, sapendo che uno ci conduce a Dio e l’altro ci rimette nella perdita della nostra vita. “A che giova all’uomo guadagnare il mondo se poi perde l'anima”. Gesù ci fa capire che il suo Regno non è di questo mondo perché i Regni di questo mondo ti asciugano l'anima. Il vitello d'oro degli Ebrei ai piedi del Sinai è lì per farci capire quanto siamo fragili, lontani dalla Parola di Dio. Nell’Eneide, Virgilio scrive “… Auri sacra fames” che noi potremmo tradurre con “idolatra fame dell'oro”. L'oro rappresenta il potere, ci fa perdere le strade di Dio. Sono l’avarizia e la cupidigia di ricchezze, che rendono persone e popoli ciechi di fronte all'umanità.
Festeggiare la Santa Pasqua è questo: scegliere Gesù come maestro, guida e amico perché solo con lui ritroveremo la strada originale di Dio persa da Adamo ed Eva sotto la tentazione di Satana.