L’Epifania, da poco festeggiata, è la memoria della manifestazione di Gesù al mondo attraverso i Re Magi provenienti da lontano. Ciò che leggiamo qui è uno dei momenti della sua manifestazione. I missionari e le missionarie, assieme agli uomini e donne amati dal Signore, quando mettono il proprio cuore trasformato dalla Grazia nei gesti quotidiani, fanno nascere Gesù.
Tra tanti ricordi, è impossibile dimenticare il Natale 1984 lungo il fiume Curuà, nell’Amazzonia Brasiliana. Avevo iniziato a viaggiare lungo i fiumi del territorio affidatomi, per prendere contatto con i gruppi indios e le famiglie dei raccoglitori del lattice della gomma, i cercatori d’oro e gli operai delle tre grandi aziende di sfruttamento minerario che si trovavano nell’area.
Un gruppo numeroso estraeva oro sulle sponde del fiume, lavorando su chiatte attrezzate. Un compressore forniva aria agli uomini immersi nell’acqua, per aspirare con idrovore il materiale rimosso dalle sponde contenenti l’oro. La mattina avevo celebrato l’Eucaristia tra un gruppo di case di un piccolo villaggio poco distante. Così, ho pensato di celebrare il Natale anche con il gruppo numeroso dei cercatori d’oro. I ritmi di lavoro non lasciavano spazio per l’Eucarestia.
Appena arrivato, mi avvisano che un cercatore era rimasto bloccato sotto un masso scivolato dalla riva mentre stava estraendo il terriccio e la ghiaia della sponda del fiume. Il masso era troppo grande per i loro mezzi e non riuscivano a rimuoverlo.
Convinti che non ci fosse alcuna possibilità di liberare il malcapitato, l’unica tragica soluzione era abbandonarlo alla sua sorte tagliandogli il tubo di alimentazione dell’aria e spostare la chiatta per iniziare il lavoro in un’altra area più a valle. Mi informo chi era l’operaio. Mi dicono che veniva dal Nordest del Brasile, dove viveva con la sua famiglia. Ma nessuno conosceva l’indirizzo. Chiedo di attendere ancora qualche minuto: il tempo di prendere in bocca un tubo dell’aria da aspirare, una cintura con pesi di piombo, una maschera da subacqueo e immergermi.
Alla prima boccata d’aria provo un senso di nausea molto forte; mi pareva di ingoiare nafta. L’acqua era torbida, ma seguendo la corda collegata raggiungo l’operaio. Ci guardiamo e gli faccio capire che ero il missionario di passaggio e che... Credo abbia capito tutto subito. Faccio il segno della croce e recito mentalmente il Padre Nostro insieme a lui. Gli do l’assoluzione e poi risalgo in superficie. Non appena metto piede sulla chiatta, uno dei suoi compagni si immerge e trancia il tubo dell’aria. In silenzio mettono in moto la chiatta e si dirigono in un altro luogo.
Il racconto di p. Angelo finisce qui. Ma poi confida che, attraverso il proprietario della chiatta, è risalito all’indirizzo della famiglia. Ha scritto loro descrivendo quei momenti e comunicando la certezza del conforto e della vicinanza, concretizzata l’indomani in un’Eucaristia di suffragio.