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Il viaggio inteso come spostamento dell’individuo dal proprio ambiente di vita, verso un luogo straniero lontano o vicino, è per l’africano, una condizione di vita non tanto gradevole. Tuttavia il viaggio aiuta l’uomo ad aumentare le sue conoscenze del vissuto, a migliorare, ed anche a trasmettere agli altri il suo sapere, saper fare e saper vivere. I viaggi costituiscono una scuola di vita. Una delle cose che mi ha aiutato a capire meglio la lingua kiswahili, quando sono stato in Congo RDC, è stato il fatto di conoscere i verbi. Imparare questa lingua non è difficile. Lo si può fare in pochi mesi, poi basta aggiungere piano piano il vocabolario che lo si prende dai dialoghi quotidiani. Il verbo, come nel caso del viaggiare, è questo: ku-safiri (ku: segno dell’infinito presente; safiri: la parola o se vogliamo la radice). Da questo verbo si forma il nome: m-safiri (l’uomo che viaggia) e la realtà, la cosa, cioè il viaggio: safari (che non è solo quello che avevo sempre pensato: la caccia grossa agli animali selvaggi; ma il viaggio normale). E quindi, quando arriva un viaggiatore in un villaggio, di solito veniva accolto e gli si faceva intorno per conoscere le notizie che venivano da altri mondi (non c’era lo smartphone). Ci possiamo anche ricordare i viaggi del Piccolo Principe tra i vari pianeti e la sua discussione con il geografo, che non viaggiava, ma che scriveva quello che gli esploratori gli dicevano. Ma ora passiamo ai proverbi. “Il fatto di non aver viaggiato è una malatti” (Malinkè, Senegal).(ogni persona normale ha avuto da spostarsi dal proprio ambiente, a piccola o lunga distanza). Questo proverbio dei miei amici Bamilèkè del Cameroun ci ricorda qualcosa di importante: come si viaggia, come si mette a frutto quello che si è visto e sentito. Non si deve viaggiare per turismo, ma per conoscere e, come dicono loro, “E’ viaggiando che si acquista la saggezza”. E “il viaggiare fa vedere” (Hutu, Rwanda). I luoghi lontani dal proprio contengono interessanti novità che solo i viaggi aiutano a scoprire. A questo mi hanno aiutato i miei genitori, quando si andava a fare delle gite nella mia regione del Piemonte e quando poi, a causa dei vari spostamenti in Italia, in Europa e in Africa, ho coinvolto anche loro. “La verità sta al di là delle montagne, per conoscerla bisogna salire” (Serere, Senegal). Un uomo che non ha mai viaggiato, o che ha paura di farlo perché vede gli altri come dei nemici o concorrenti della sua vita, considera la propria realtà come l’unica esistente ed unico punto di riferimento per gli altri. “Il bambino che non è mai uscito dalla propria casa crede che soltanto sua madre sa far bene il sugo” (Minah, Benin). Viaggiando, si incontrano persone, realtà, cose nuove e quindi, se si ha lo spirito aperto, aumentano le conoscenza e si fanno tanti amici. “Più si viaggia, più si moltiplicano gli amici” (Baluba, Congo RDC). E, continuando, i viaggi istruiscono, fanno scoprire realtà diverse da quelle del paese di origine e quindi arricchiscono l’uomo e fanno capire che nel mondo ci sono tante cose belle che aspettano solo di essere scoperte e condivise. “Colui che non è mai stato ad approvvigionarsi lontano, non conosce i paesi ricchi” (Abbey, Costa d’Avorio).Per terminare, qualche proverbio dei Warega del Congo RDC. “Mgaagaa na upwa hali wyakula vikavu” (un fannullone non mangia del cibo secco, non cotto: manda il suo nipote a cercarlo). Un altro “Mtembezi (dal verbo ku-tembea: camminare) hula miguu yake” (il camminatore mangia le sue gambe; non mette da parte il cibo per l’assente).

 



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