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PROVERBI AFRICANI.151. L'ALDILA' COME ULTIMA DESTINAZIONE DELLA VITA

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Il MUNTU africano è un cittadino della terra, del QUAGGIU’, posizionato però in direzione dell’ABISSO-NON-CREATO, che risiede LASSU’. Quindi nel suo brevissimo passaggio sulla terra, rimane teso sempre verso LASSU’, verso QUEL MONDO LI’, dove sono i suoi antenati, “kala ka kombe, il villaggio più pulito. Egli vive anche inconsapevolmente come un’aspirazione, una tensione, una speranza di fronte a Colui che è la Sorgente e la Pienezza della vita. Egli sa di essere un pellegrino, in fugace escursione sulla Terra, sempre in preda alla terribile e sconcertante esperienza del destino: la MORTE. (da notare che nei funerali in Africa, cito il Congo RDC e soprattutto il Cameroun, quello che noi chiamiamo “funerale”, laggiù si direbbe il “seppellimento” con tutti i riti, sia cristiani che tradizionale. Mentre il secondo momento, noi potremmo chiamarlo “anniversario”, laggiù è il momento “dell’entrata nel mondo degli antenati). Il cristianesimo ha portato la coscienza di essere “nati con la vita, vissuti per morire e morti per vivere nell’eterna vita”. In Africa si diceva nella notte dei tempi “kufua ni nkunyanguka, apo nkushintuluka” Morire non è perire, ma è trasformarsi. (Baluba, Congo RDC). Questa coscienza vitale comporta in pratica molti usi e costumi ad essa relativi. Se l’uomo dovrà andare a vivere nell’aldilà come persona vera, in una vera vita nuova e piena, gli africani nei riti di sepoltura fanno la distinzione. Es. : il morto, a secondo che fosse bambino, giovane, uomo o donna, viene sepolto con molti oggetti relativi alla funzione che esercitava durante la vita terrena. I cadaveri non vengono mai cremati. La morte, in effetti, è un passaggio dalla vita terrena alla vita dell’oltretomba di tutto l’uomo, trasformato nelle sue proprietà costitutive. Vita vera insieme agli antenati. Alla domande se c’è la vita dopo la morte, una continuità, tentano di rispondere i proverbi che ascolteremo in questo ultimo contributo sui PROVERBI AFRICANI. “Piccolo labbro (bocca) dietro la casa. Agli Antenati non puoi inviare il messaggio, ci devi andare tu stesso a difendere la tua causa” (Baluba, Congo RDC) (la morte non è un salto nel buio, una caduta nel nulla o nell’assurdo, ma è un passaggio naturalmente previsto ed obbligato dall’effimera vita alla vita che non finisce mai). “Disenge (il topo selvaggio) mbumba nteya (difficile da tradurre). E’ nel cielo che è la nostra dimora. Quaggiù siamo soltanto accoccolati” (Baluba, Congo RDC) (la credenza nell’aldilà come vero luogo della vita umana, è la vera patria di origine del genere umano). “Sulla terra siamo (come quelli che sono) andati a raccogliere la verdura nel campo. Il Kalunga (Dio) rimane assiso al villaggio, aspetta il nostro rientro” (Baluba, Congo RDC) (sulla terra gli uomini sono dei lavoratori mandati dal padrone. Il Dio Creatore aspetta che ciascuno ritorni a rendergli conto della propria attività svolta). “I difetti hanno il loro confine; colui che non è ancora morto, mantiene le proprie miserie” (Mongo, Congo RDC) (il defunto non soffre più di nulla; coloro che continuano a vivere sono quelli che soffrono. La vera felicità sta nell’aldilà). “Chi è morto non è morto per sempre, se ne è andato nel bel paese” (Baluba, Congo RDC) (è quello che si dice: i morti non sono morti, ma diversamente vivi e presenti in mezzo a noi). Sono alla fine del percorso, iniziato il 19-6-2018, con l’aiuto di 3 libri. SHAMUANA MABENGA, L’Africa che canta alla vita; TAABU SABITI, Proverbes et dictons en swahili et en kigwana; G.DEFOUR, La corde de la sagesse lega. Tutto questo legato alla prima esperienza in Africa: ottobre 1983. “Morire non è perire, ma è cambiare vita”. Aksanti kwa Mungu.

 



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